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L’ITALIA FANALINO DI CODA DELLA CLASSIFICA EUROPEA

È UN PREOCCUPANTE PUNTO DI NON RITORNO

CHE RICHIEDE ATTIVISMO, ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ E COLLABORAZIONE SINERGICA INCLUSIVA

di

ANGELO ALÚ

 

Il responso dell’ultima edizione del Report Digital Economy and Society Index è impetuoso per l’Italia: il nostro Paese retrocede dal 23º posto della classifica DESI 2019 all’attuale 25º posto, ossia terzultimo fra i 28 Stati membri dell'UE, con un punteggio pari a 43,6 rispetto al dato UE del 52,6.

Oltre ai radicati problemi di copertura della banda larga ultra-veloce ad almeno 100 Mbps, come rilevante problema infrastrutturale che colloca l’Italia ancora troppo distante dalla media europea di connettività, è particolarmente critico il livello di analfabetismo informatico che si riscontra nel nostro Paese, come grave forma di divario digitale cognitivo che preclude la fruizione generalizzata dei benefici offerti dalle ICT, alimentando il rischio di una preoccupante esclusione sociale in grado di provocare diseguaglianze nell’esercizio di diritti fondamentali.

Il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (rispetto al 58% nell'UE), il 22% ha acquisito competenze digitali superiori a una cultura basica, soltanto l'1% dei giovani italiani ha conseguito una laurea legata a percorsi di studio nel settore ICT, mentre gli specialisti ICT di sesso femminile raggiungono la modesta soglia dell'1% rispetto al numero totale di lavoratrici (a fronte della media UE dell'1,4%). 

Questo significa che la maggioranza della popolazione italiana è digitalmente analfabeta, come conferma l’ulteriore dato statistico secondo cui addirittura il 17% degli italiani non ha mai utilizzato Internet (quasi il doppio della media UE), mentre solo il 10% delle imprese italiane vende online (sotto della media UE del 18%).

Nonostante l’Italia occupi il 19º posto della classifica per quanto riguarda i servizi pubblici digitali, comunque sempre al di sotto della media europea, sono davvero pochi gli utenti italiani che utilizzano concretamente servizi di e-Gov, a causa del basso livello di cultura digitale di base (soltanto il 32% rispetto alla media UE del 67%). 

È davvero triste constatare il progressivo declino dell’Italia, da Paese all’avanguardia patria dell’innovazione digitale, tra i primi in Europa a collegarsi a Internet 34 anni, a fanalino di coda del continente europeo, precedendo soltanto Romania, Grecia e Bulgaria, con un risultato persino peggiore in materia di competenze digitali, che ci colloca all’ultimo posto tra i 28 Stati membri UE.

Di fronte a un ritardo grave che non ammette più alibi per restare inerti, siamo pronti ad assumerci la responsabilità di dare il nostro contributo per realizzare una strategia organica in grado di promuovere un concreto processo di trasformazione digitale per il bene del nostro Paese, offrendo ogni forma di supporto utile, con spirito di leale collaborazione e sano atteggiamento costruttivo, secondo i principi che caratterizzano la nostra storica visione “identitaria” oggi basata sulla contaminazione sinergica tra la prima generazione dei “pionieri” di Internet e i giovani “nativi digitali” del nuovo Millennio, per sviluppare, insieme, politiche innovative sul futuro ecosistema della Rete come straordinaria occasione di innovazione in grado di sancire l’avvento del “Rinascimento digitale”.