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Evento: Comitato consultivo sulla governance di Internet
Data Documento: 30/09/2006

Il primo tema del Summit di Atene riguarda la libertà in rete in tutte le sue declinazioni, e in particolare la libertà di raccogliere, elaborare, esprimere e comunicare idee, informazioni, oggetti intellettuali e conoscenze di ogni genere. Questa libertà costituisce l'elemento fondamentale che differenzia Internet, e la società dell'informazione interconnessa emersa negli ultimi anni dello scorso secolo, dai sistemi di telecomunicazione precedenti e dalle modalità sociali ed economiche che essi esprimevano. Sistemi come il telefono o la televisione sono nati grazie all'investimento e al controllo centralizzato di una singola entità, solitamente monopolistica e spesso nazionalizzata, che dopo aver messo in piedi le infrastrutture di rete determinava autonomamente cosa potesse o non potesse circolarvi sopra. Al contrario, la rete Internet è nata come interconnessione tra pari, in cui gli utenti, diversi per interessi, tipo e dimensione, hanno messo in comune le proprie infrastrutture di rete locali, le proprie risorse informative e i propri contenuti. Su Internet, gli utenti sono costantemente liberi di inserire in rete nuovi contenuti, nuovi servizi, e persino nuove tecnologie; da questa spinta, anziché da pianificazioni e investimenti centralizzati, sono nate tutte le tecnologie fondamentali della rete, incluso il World Wide Web.

Questo nuovo modello di interazione sociale è ciò che permette la crescita, lo scambio e il progresso a velocità senza precedenti che hanno caratterizzato Internet; per questo motivo, è fondamentale che esso venga codificato e difeso. In particolare, è vitale la difesa della cosiddetta neutralità della rete: il principio secondo cui gli operatori che forniscono un servizio, e in particolare il servizio di connettività e accesso alla rete, non devono poter imporre vincoli o barriere all'uso o alla fornitura di servizi di altro genere, tipicamente a livello di applicazioni o contenuti, né sfruttare la propria posizione dominante per spingere gli utenti all'uso di determinati fornitori di applicazioni e contenuti invece di altri. Al contrario, deve essere possibile per gli utenti continuare a fornire liberamente i propri servizi e le proprie innovazioni tramite la rete, senza la necessità di approvazioni preventive o negoziazioni con soggetti dotati di un controllo di fatto sul mercato e sulla rete stessa, siano essi pubblici o privati.

Le Nazioni Unite devono operare al fine di garantire l'unicità e l'integrazione della rete Internet affinché ogni singolo abitante del pianeta possa avere le stesse opportunità, affinché esista una sola e indifferenziata società dell'informazione. La libertà di espressione e di partecipazione in rete non è soltanto finalizzata alla difesa del suo sviluppo e della competizione di mercato, ma ha in sé un aspetto altrettanto fondamentale legato alla comunicazione di idee, di notizie, di opinioni, di proposte organizzative. La rete è un elemento di democratizzazione dei media, dell'economia e della politica che può contribuire in modo significativo alla piena realizzazione dei diritti dei cittadini. Guardiamo con preoccupazione alla crescente quantità di attacchi che in diverse parti del mondo, compresi i paesi occidentali, vengono compiuti verso chi utilizza il Web, ad esempio tramite i blog, per informare o per criticare l'operato di aziende e governi.

Pur essendo doveroso rispettare le diversità storiche, politiche e culturali delle varie parti del mondo, la globalità della rete impone un accordo sul principio secondo cui ogni persona è libera di esprimere e diffondere le proprie idee senza vincoli e senza frontiere, assumendosene al contempo le relative responsabilità, in piena realizzazione del paragrafo 4 della Dichiarazione di Principi di Ginevra, e del paragrafo 4 dell'Impegno di Tunisi.

È altrettanto importante cogliere l'importanza delle nuove forme e pratiche di diffusione dei contenuti che sono emerse grazie alla rete e al contempo ne hanno permesso la crescita. Più attenzione deve essere riservata ai potenziali vantaggi del software libero. Il notevole risparmio che consente rispetto all'acquisto di licenze per i software proprietari, potrebbe rappresentare un'utile leva per l'informatizzazione di realtà, come, ad esempio, le piccole e medie imprese, che non dispongono di grandi capitali per l'innovazione tecnologica. Adottando il criterio della libera scelta dello strumento informatico e del modello commerciale più adatto in ogni situazione, è importante che la spesa effettuata da un Paese in servizi e prodotti informatici abbia una ricaduta visibile nel Paese stesso, sostenendo ove possibile lo sviluppo dell'industria informatica locale anziché il pagamento di costi di licenza a pochi soggetti multinazionali, e promuovendo la condivisione e il riuso dei progetti già sviluppati. I formati di memorizzazione dei dati, i protocolli di comunicazione di rete e le specifiche di interoperabilità tra sistemi devono essere liberamente disponibili per permettere il massimo sviluppo della competizione di mercato e per abilitare i consumatori a scegliere tra più offerte. Le Nazioni Unite devono sollecitare, attraverso i propri organismi, i paesi membri a definire Standard Aperti e condividere le loro necessità evolutive attraverso modalità multi-stakeholder. Gli stessi criteri sono validi anche per la crescita delle ICT nei paesi in via di sviluppo.

Data la crescente importanza dell'industria di produzione dei beni immateriali – media, libri, musica, film, videogiochi... – ma anche la crescente presenza di modelli distributivi, commerciali o senza fine di lucro, alternativi a quelli basati sui tradizionali strumenti di protezione dei prodotti intellettuali (copyright, brevetti e marchi registrati), è necessario trovare un nuovo equilibrio tra la remunerazione dell'ingegno creativo e dell'investimento industriale, e la possibilità di accesso e rielaborazione dei contenuti altrui. Entrambi questi elementi sono fondamentali al fine di stimolare la produzione in questi settori, una produzione che contiene in sé aspetti creativi, culturali e di realizzazione dell'individuo e dei suoi diritti, e che quindi non è assimilabile alla pura produzione di beni di consumo. Le forme di protezione del prodotto intellettuale e di remunerazione dell'ingegno e del capitale devono essere tali da compensare adeguatamente i creatori e i promotori delle opere incentivando ulteriori produzioni, ma non devono permettere posizioni di controllo o di sfruttamento passivo della circolazione globale delle idee, né ostacolare la diffusione dei contenuti per i quali gli autori abbiano volontariamente scelto modelli di rilascio libero. Deve essere garantito che gli elementi fondamentali che sono alla base del progresso umano e che sono sempre stati condivisi nella storia, dai risultati scientifici di base alle informazioni sul genoma e sulla salute degli esseri umani, restino liberamente accessibili come patrimonio dell'umanità.

Gli strumenti tecnologici introdotti per proteggere i diritti di sfruttamento sui prodotti intellettuali o la sicurezza della rete stessa non possono diventare strumenti per limitare i diritti degli utenti, né per invadere la loro privacy, alterare la competizione di mercato, privilegiare la diffusione di determinati contenuti a scapito di altri. Riteniamo urgente un esame a livello politico di tecnologie come il Digital Rights Management o il Trusted Computing, per stabilire quali siano i giusti criteri di implementazione che garantiscano l'equilibrio tra diritti dei produttori e diritti dei consumatori. Riteniamo importante che le innovazioni tecnologiche potenzialmente foriere di impatti sui diritti dei consumatori e degli utenti debbano sempre essere valutate e discusse in anticipo, prima della loro immissione sul mercato, in un forum multi-stakeholder, anziché introdotte unilateralmente da consorzi di produttori.

Le esperienze accademiche e di imprese televisive costituiscono una prova di fattibilità e di efficacia del riconoscimento dell'utilità e della possibilità della condivisione del sapere scientifico e della memoria. Questo oggi, sotto l'impulso delle Nazioni Unite, può trovare una coerente conferma all'interno degli organismi internazionali, a partire dal WTO e da WIPO. Le esperienze private particolari già attive costituiscono una prova di fattibilità di una possibile infrastruttura globale di micropagamenti, pubblicamente garantita tanto verso la tutela autoriale e di proprietà dei diritti degli autori, quanto verso i consumatori. Va in conclusione rimarcato come, a fronte dei numerosi cambiamenti sociali, politici ed economici che la rete ha apportato a livello globale, non esista attualmente una trasposizione formale ma chiara dei diritti dell'individuo in qualità di utente, attivo e passivo, dei servizi della società dell'Informazione e della rete Internet.

Il sistema di relazione e di comunicazione sociale della rete Internet può consentire un confronto, un dialogo, una comprensione, quindi una cooperazione tra culture, etnie, religioni, nazioni e stati, in luogo di inimicizie, scontri e conflitti. Questa possibilità di condivisione è stata riconosciuta ed auspicata dalle Nazioni Unite e dai suoi organismi, a partire dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948: dall'articolo 12 sulla non interferenza nella vita privata e nella corrispondenza di ogni individuo, all'articolo 18 sulla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, includendo la libertà di manifestarli e di cambiarli; nell'articolo 19 insieme al diritto di non essere molestati per la propria opinione si affermano quelli di cercare, ricevere e diffondere informazioni ed idee con ogni mezzo e senza riguardo alle frontiere, mentre nell'articolo 27 si afferma il diritto a partecipare alla vita culturale della comunità, al progresso scientifico e ai suoi benefici, di godere delle arti. In particolare nella International Conference on Freedom of expression in cyberspace dell'UNESCO del 2005, vengono riconosciute le straordinarie opportunità di condivisione della conoscenza permesse dall'interattività in rete. Questa possibilità di condivisione della rete Internet come comunità aperta, inclusiva e partecipata, questa impresa cognitiva collettiva deve essere riconosciuta, confermata e garantita come diritto per ogni abitante della terra, attuale e futuro.

Esistono numerosi tentativi e numerose proposte per la realizzazione di una Carta dei Diritti degli utenti della rete; lo stesso lavoro svolto nei summit di Ginevra e Tunisi costituisce una importante base di accordo su molte questioni, che può essere utilizzata come punto di partenza per la creazione di un documento ufficiale nell'ambito delle Nazioni Unite. Riteniamo quindi importante che l'Internet Governance Forum si faccia carico dell'avvio di un processo globale, aperto e partecipato da tutti i portatori di interesse, in cui si possa arrivare ad una definizione ampiamente condivisa dei diritti degli individui in qualità di utenti della rete e dei servizi ICT.

Autori: V. Bertola, F. Cortiana
Intervento: OPENNESS - Freedom of expression, free flow of information, ideas and knowledge