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Evento: Comitato consultivo sulla governance di Internet
Data Documento: 30/09/2006

Inquadramento

La connettività è un elemento abilitante indispensabile: senza la possibilità di interagire attraverso strumenti informatici all’interno di una comunità mondiale, ha un senso limitato parlare di Società dell’Informazione e tanto meno di Internet Governance. Il mondo occidentale ha visto negli ultimi 25 anni una crescita esponenziale dei servizi in rete, grazie al congiunto disposto degli sviluppi tecnologici nei campi elettronico, informatico e delle telecomunicazioni da un lato, dalla liberalizzazione dei mercati delle telecomunicazioni dall’altro. Il circolo virtuoso che si è innescato ha permesso sviluppi con velocità esponenziale, con la conseguenza di aumentare significativamente il divario non solo con quei paesi in via di sviluppo che non avevano risorse sufficienti per entrare nel club delle reti interconnesse, ma anche con quei paesi che erano alle prime fasi dello sviluppo delle telecomunicazioni, o anche avevano solo qualche anno di ritardo. La velocità con cui cresce il volume di traffico scambiato e la potenza delle applicazioni e dei servizi disponibili in rete è ancora esponenziale e questo sembra allargare il divario tra Primo e Terzo Mondo. In termini di popolazione raggiunta, però, la percentuale di utenti dei servizi di rete ha raggiunto e superato il 50% della popolazione nei paesi più avanzati, e quindi inizia a crescere meno velocemente, mentre nei paesi in via di sviluppo possiamo attenderci tassi di crescita crescenti che, se opportunamente sostenuti, potrebbero far diminuire sensibilmente il divario (in termini di reach, non ancora di prestazioni). Nel contesto di Internet la connettività si compone di numerosi elementi, alcuni ovvi ed altri meno visibili. È attraverso la composizione di tutti questi elementi che la rete riesce a svilupparsi e diffondersi. Costituiscono le basi essenziali:

  • reti di accesso distribuite sul territorio che raggiungano gli utenti finali; o reti di trasporto d’ambito regionale o nazionale; o punti di interconnessione tra operatori diversi; o reti internazionali come quelle gestite dagli operatori detti “Tiers 1”;
  • sistemi informatici opportunamente connessi in rete ed ospitati in infrastrutture ad hoc.

Fanno parte integrante della connettività anche le strutture di governance che sovrintendono all’ordinata assegnazione delle risorse univoche su cui i protocolli di rete si basano, quali sono gli indirizzi numerici di rete assegnati ad ogni dispositivo fisico, i nomi di dominio con cui sistemi e servizi sono riconosciuti, i protocolli standard su cui si basano le applicazioni interoperanti.

Obiettivi Garantire un accesso ai servizi interconnessi che sia: o universale, cioè disponibile per tutti, in tutto il mondo; o ubiquo, cioè disponibile ovunque, indipendentemente dai canali di comunicazione su cui può potenzialmente viaggiare; o equo, cioè che possa garantire che la ripartizione dei costi di collegamento non penalizzi le nazioni più svantaggiate o più lontane dai nodi nevralgici della rete; o sostenibile, cioè i cui costi possano essere sostenuti in base all’indice di ricchezza locale ed in proporzione ai benefici che l’accesso alla rete permette. Definire quali siano le Policies che aiutano lo sviluppo della connettività globale in termini di stabilità della rete, di prevedibilità dei suoi comportamenti al crescere del numero di utenti e del volume del traffico, nonché garantire un mercato che assicuri fair competition per tutti gli operatori in gioco.

Elementi propositivi

Occorre attivare circoli virtuosi tra domanda ed offerta laddove la disponibilità di servizi di accesso è ancora agli inizi. Occorre bilanciare interventi iniziali di tipo pre-competitivo, che possano essere di stimolo alla domanda e successiva creazione di un mercato competitivo, sostenuto dall’aspettativa di un ritorno economico. Occorre garantire un framework regolatorio che sia davvero abilitante, vigilando affinché la governance del sistema di connettività, nonché alcune infrastrutture non replicabili siano garantiti essere neutri rispetto agli operatori di servizi di accesso -come ad esempio i punti di peering neutrali -.

Occorre stimolare il giusto bilanciamento dei costi tra servizi di accesso per utenti finali e servizi di messa on line di contenuti e/o servizi in rete. Occorre riconoscere che il valore che la rete ha come mezzo di comunicazione bidirezionale (intermediata da una catena di operatori di comunicazione) tra due soggetti qualsiasi, è intrinsecamente legato al fatto che la rete stessa sia agnostica rispetto a qualsiasi piattaforma informatica e neutrale rispetto al contenuto trasportato. Il valore della neutralità della rete, quanto meno a livello dei servizi di base (che sono poi quelli su cui si basa l’accesso universale) deve essere riconosciuto e difeso in tutti i contesti.

Il paradigma della rete “good enough”

Mentre il Primo Mondo insegue le meraviglie del broadband (20-50 Mbps per streaming televisivo ad alta definizione, via IP ma spesso confinata ad un walled garden), il Terzo Mondo è ancora alle prese con la prima fase di creazione di infrastrutture. Così come il laptop da 100$ ha definito uno strumento i cui parametri rappresentano un minimo di riferimento, analogamente deve essere fatto per il servizio di connettività di base. Poiché la vera differenza è tra “essere” o “non essere” connessi ad Internet, riuscire a garantire questi livelli minimi può aiutare sensibilmente a diminuire il gap del Digital Divide.

Inoltre, per il livello minimo di servizio “good enough” deve essere considerata legittima un’economia assistita, volta a mettere in moto il circolo virtuoso sopra ricordato. L’arrivo di operatori in grado di offrire servizi differenziati, a più alte prestazioni, in regime di concorrenza, è un passo successivo.

Dal punto di vista dell’utente, i vari elementi che compongono il servizio di accesso che abilita ad entrare nella Società dell’Informazione sono: a) il costo della attrezzatura per connettersi, b) il costo del software e dei servizi all’utente, c) il costo dell’accesso ad Internet. Cerchiamo qui di seguito di definire il criterio del “good enough” per un paese del terzo/quarto mondo.

Il costo della attrezzatura d’utente (in genere si tratta di personal computer) è andato decrescendo costantemente e sensibilmente, specialmente se si fa riferimento a configurazioni hardware “good enough” (ma pur sempre sufficienti per interoperare in rete) anziché ai modelli più performanti come velocità di elaborazione e grafica.

È comunque importante che nei paesi del terzo/quarto mondo si sviluppino punti di accesso pubblici ad Internet, quali uffici postali (un interessante esempio in alcuni paesi africani dove gli uffici postali consentono l’accesso ad Internet per posta elettronica, fax, etc.), biblioteche, scuole, locali pubblci (Internet cafe’, chioschi, etc.). In questo caso Internet crea la possibilità di espandere servizi di pubblica utilità che, con metodologie tradizionali, sarebbero costati molto di più, oltre ad essere molto meno efficienti.

Per quanto riguarda i costi del software e servizi per l’utente, si sottolinea che esistono soluzioni open source che possono essere preferibili alle soluzioni basate su software proprietari. Questo è ancora più vero in quelle economie dove il costo del lavoro (da cui dipendono i costi di installazione, assistenza ed esercizio) sono rapportabili all’economia locale, mentre i costi finanziari dell’investimento (e talvolta anche la pura disponibilità di capitali di investimento) sono correlati all’economia dei paesi avanzati.

Un discorso a parte deve essere fatto per quanto riguarda la messa a disposizione di “software free”: si tratta di una componente essenziale dell’ecosistema del software open source, ed è un’occasione di crescita tecnica-culturale attraverso la partecipazione alla comunità mondiale degli sviluppatori di software. L’enorme mole di software disponibile, però, si scontra con i costi delle infrastrutture di rete internazionale, ancora alti per i nuovi entranti. Analogamente a quanto è avvenuto nella prima fase di sviluppo delle reti aperte nel mondo occidentale, occorre promuovere la nascita di sistemi di archivi on line locali in ogni paese, in modo che la maggior parte di questo software possa essere scaricato a costi minimi. Questi archivi on line avrebbero una funzione pre-competitiva e potrebbero essere ospitati presso istituzioni pubbliche (ad es. Università).

Per quanto riguarda il costo dell’accesso, si è spesso in una situazione nella quale la connessione internazionale ad Internet esiste solo nella capitale od in poche grandi città; lo sviluppo di reti geografiche che raggiungano la maggior parte della popolazione potenzialmente interessata e con costi di accesso contenuti è fondamentale.

In condizioni di bassa densità di utenti, come nelle aree rurali (ma in condizioni di mercato nascente la maggior parte del territorio ha bassissima densità di utenti immediatamente collegabili) si possono ipotizzare soluzioni di tipo wireless, specie quelle basate su tecnologie consolidate ed ormai a basso costo, quale il WiFi. Occorre sottolineare però, che, a differenza di quanto accade nei paesi più avanzati, dove i costi di accesso alla rete globale non sono il fattore limitante e quindi sono possibili reti di tipo collaborativo basate su WiFi i cui costi sono – sostanzialmente - tutti esternalizzati, nei paesi in via di sviluppo l’accesso alla rete globale costituisce la parte preponderante del costo complessivo e qualsiasi tecnologia di accesso geografico locale venga adottata non potrà essere completamente gratuita.

Le strategie generali per rendere i costi dell’accesso sostenibili per una popolazione che ha introiti medi molto bassi possono essere le seguenti:

  • adottare tecnologia consolidata, che ha generalmente costi contenuti, specie se ormai i costi di sviluppo sono stati completamente ammortizzati;
  • investire in tecnologia di nuova generazione (ma a livello semplificato) che sia in grado di superare il fatto che mancano i presupposti per applicare in modo conveniente la tecnologia consolidata.

A differenza di quanto è accaduto nel mondo occidentale, dove la rete ha cannibalizzato le infrastrutture di telecomunicazioni preesistenti (in ondate successive: prima con le linee geografiche di trasmissione dati, poi con le linee telefoniche usate in dialup con modem, quindi espropriando il doppino in rame per veicolare la larga banda, ed infine domani sostituendo al rame la fibra ottica nei stessi cavidotti), in molti paesi del Terzo Mondo mancano molte delle infrastrutture telefoniche basilari, e quindi sarà necessario una forma di “quantum leap” saltando a piè pari alcune generazioni di infrastrutture tecnologiche. Occorre comunque sempre tener conto delle differenze nelle economie, per cui, mentre in Europa il costo del lavoro può essere il fattore limitante nella stesura di reti a fibra ottica su larga scala (mentre sia gli investimenti in impianti e fibra ottica che i costi di esercizio sono diventati trascurabili), nei paesi in via di sviluppo vale il viceversa.

In questo caso l’adozione delle tecnologie più recenti può consentire risparmi significativi nel medio periodo: ad esempio in Rwanda è stato avviato un progetto di rete geografica in fibra ottica, avendo calcolato che i costi di funzionamento sarebbero stati molto inferiori rispetto al caso di adozione di tecnologie mature per un paese occidentale, mentre i costi di costruzione sono commensurati al costo del lavoro locale.

Molto spesso, invece, si tende ad applicare schemi progettuali che sono validi all’interno delle economie del primo mondo, ipotizzando che l’adozione di soluzioni tecnologiche diventate obsolete nel mondo sviluppato sia economicamente conveniente per un paese in via di sviluppo.

Proteggere il Terzo Mondo dal Primo

La disparità nello sviluppo delle reti porta a conseguenze poco eque che devono essere riconosciute come tali ed a cui va posto rimedio con opportune misure correttive. Ad esempio l’interconnessione delle reti tende a centralizzare nei paesi a maggior densità di traffico i nodi principali, per cui sono i poveri che pagano per collegarsi ai ricchi e non viceversa. La forza economica e finanziaria degli operatori consolidati (nei paesi ricchi) è massima all’inizio del ciclo di deployment delle reti in una data regione, quando i costi maggiori sono concentrati (sistemi IT, connettività regionale ed internazionale).

Solo in seguito, con l’estendersi su larga scala più capillare della connettività, i costi maggiori diventano quelli distribuiti sul territorio (rete di accesso, alfabetizzazione, assistenza, creazione di contenuti e servizi). È in quest’area che gli operatori locali nei paesi del terzo mondo potrebbero competere meglio, contribuendo a creare ricchezza, se è stata data loro la possibilità di consolidarsi e di non essere posti fuori mercato dagli operatori internazionali nelle fasi iniziali dello sviluppo.

Autori: Joy Marino, Laura Abba
Intervento: ACCESS - Internet Connectivity: Policy and Cost Interconnection costs, interoperability and open standards