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ISOC Italia, delegazione nazionale di Internet Society,

preso atto del dispositivo della sentenza di primo grado, emessa il 24 febbraio scorso dal Tribunale di Milano, che ha condannato tre dirigenti di Google per violazione delle norme sulla privacy, a causa di un video rimasto presente per alcune settimane nel 2006 sul sito di Google Videos, che riprendeva un minore affetto da autismo, insultato e offeso da quattro studenti di un istituto tecnico di Torino,

RITIENE DI DOVER TORNARE AD AFFERMARE ALCUNI PRINCIPI FONDANTI E IMPRESCINDIBILI PER CONSERVERE LA LIBERTA' E LE POTENZIALITA' DELLA RETE INTERNET

[1] la rete deve rimanere aperta; nessun ostacolo deve essere posto alle sue potenzialità ed al suo uso ad esclusivo beneficio della comunità;

[2] i provider, sia quelli impegnati nel garantire l'accesso alla rete, sia quelli che operano nella distribuzione dei contenuti eteroprodotti dagli utenti, non devono essere assoggettati ad alcuna forma di controllo o di censura preventiva sui contenuti;

[3] forme di autoregolamentazione, inevitabilmente sottoposte al vaglio degli utenti stessi della rete, oltre ad essere auspicabili promettono di garantire un buon equilibrio tra gli interessi, i diritti e le esigenze di libertà e di comunicazione della conoscenza dei soggetti coinvolti;

[4] le libere espressioni in rete non devono essere impedite attraverso metodi indiretti come controlli restrittivi sull’hardware, sul software, sulle infrastrutture di comunicazione o sulle altre componenti essenziali di Internet da parte dei governi o di portatori di interessi privati;

[5] l’informazione personale generata in rete non deve essere usata in modo improprio o utilizzata da altri senza il consenso informato di chi la ha prodotta; l'informazione è di chi la genera, non di chi la veicola tecnicamente attraverso gli strumenti della rete.

Questi principi appaiono disattesi negli effetti della sentenza, che vede Google condannata - attraverso i propri dirigenti - quale intermediario meramente tecnologico della comunicazione; sicuramente le motivazioni, non appena note, daranno la possibilità di approfondire lo scenario che ha portato all'esito processuale.

ISOC Italia non può che concordare sulla necessità di applicare le norme esistenti per sanzionare i reati commessi attraverso l’uso di Internet, tuttavia ritiene che nessuna responsabilità oggettiva possa essere attribuita ai fornitori dei servizi Internet per quanto attiene i contenuti posti in rete da terzi. Non è possibile trasferire la responsabilità di ciò che è pubblicato su una piattaforma video o su un social network dal soggetto che effettua la pubblicazione al soggetto che mette a disposizione l'infrastruttura tecnologica. Le conseguenze di sentenze di questo tipo potrebbero rendere impossibile l’uso della rete nelle forme più innovative di collaborazione quali il Web 2.0 e le reti sociali, che si basano sulla condivisione di contenuti creati da milioni di persone e per i quali controlli preventivi risulterebbero discutibili e tecnicamente impossibili.

ISOC Italia sente la necessità di esprimere una forte preoccupazione, come condiviso da varie fonti autorevoli, anche a livello internazionale, che la sentenza in questione metta a rischio i principi di libertà in rete attraverso la creazione di un pericoloso precedente.

Stefano Trumpy, Presidente ISOC Italia