INTERVENTO DI MATTEO COLOMBO

AGENZIA DI COOPERAZIONE DEGLI ENTI LOCALI

Esprimersi su un tema così vasto come le potenzialità economiche di Internet è quantomeno arduo, data la vastità dell'argomento.

A livello internazionale si parla da molto tempo di Internet in termini di risorsa economica per lo sviluppo del commercio e a tal proposito ci si è posti il problema della sicurezza delle transazioni, coerentemente con quella che è diventata la natura intrinseca di Internet stesso.

Anche se si riflette sull'argomento solo all'interno dei confini nazionali, ci si accorge che si vivono due realtà che corrispondono alla divisione economica dell'Italia: basta navigare sui domini .it per accorgersi che la maggior parte delle aziende presenti online si trovano nel nord del Paese. Bisogna dunque investire per un'informatizzazione delle imprese che vivono in aree più economicamente svantaggiate?

Può essere una soluzione ma sicuramente rimarrebbe un problema: la consapevolezza che gli utenti hanno nei confronti delle potenzialità di Internet in quanto tale.

L'elaborazione di soluzioni che interessano solo il commercio sono pertanto limitate e limitanti della capacità dell'utente al quale vengono preclusi tutti gli altri usi che Internet offre.

La situazione tuttosommato arretrata dello sviluppo della rete pone l'Italia ad un basso livello di consapevolezza delle sue potenzialità. Più che problemi di cablatura e/o raggiungimento della banda larga, in Italia si vive una situazione anomala: a fronte di una minoranza di persone che hanno una vera e propria consapevolezza dei vantaggi e dei rischi che Internet porta con sé, c'è una buona parte della popolazione che non solo non ne è a conoscenza ma anzi non riesce a cogliere le potenzialità che Internet offre all'utente.

C'è quindi da chiedersi il perchè di tutto ciò. Le spiegazioni sono molteplici ed egualmente tutte plausibili: disaffezione, incomprensione dei vantaggi derivanti, mancata copertura del segnale, scarsa volontà di apprendere nozioni tecniche basilari, mancata "alfabetizzazione" informatica.

Alcuni strati della popolazione vedono nel mezzo informatico una sostanziale inutilità, almeno fino a quando non si trovano "costretti" ad utilizzare un computer per scrivere una lettera, una tesi di laurea o per ricercare delle informazioni su Internet altrimenti non raggiungibili. È proprio la costrizione la principale causa della disaffezione e che include tutte le età, estrazioni sociali e culturali.

Solamente partendo dalla volontà di far comprendere i vantaggi della rete in quanto tale e le facilitazioni da essa derivanti, il cittadino potrà diventare consapevole dei vantaggi ed essere un soggetto politicamente, economicamente e socialmente attivo.

A fronte di mancanze derivanti dalla volontà della persona, esistono tuttavia delle problematiche di natura tecnica. La mancata copertura del segnale di alcune zone, la parziale copertura di aree ritenute non fondamentali da parte dei providers di servizi, l'isolamento pressoché totale di alcune piccole comunità causa da un lato delle disparità sociali tra le persone alle quali è concesso l'uso della banda larga e coloro ai quali è negata, dall'altro vede la perdita di potenziali clienti dei benefici derivanti da Internet, e-commerce incluso.

Alla base di tutte le motivazioni sopra esposte c'è comunque un problema di raggiungibilità (sia essa fisica o mentale) dell'utente che in ultima istanza non vede un guadagno marginale all'uso di Internet, ovvero di governance della risorsa. La governance è qui da intendersi sia dal punto di vista dell'utente che di chi offre servizi. All'utente bisogna fornire i mezzi affinché possa esercitare la propria governance attraverso la creazione dei servizi che facciano comprendere i vantaggi derivanti dall'uso di Internet per assolvere una determinata operazione rispetto all'assolvimento della stessa secondo delle modalità tradizionali.

A questo proposito la Pubblica Amministrazione è un esempio lampante. Basti pensare ad un Comune il cui servizio anagrafico sia online così come il pagamento delle imposte comunali per capire come da un lato si possa velocizzare l'adempimento di doveri, dall'altro come il cittadino possa usufruire dei servizi senza attese e con una varietà di scelta tale da permettergli di poter effettuare qualsiasi operazione in qualunque momento della giornata senza necessariamente recarsi negli uffici preposti.

Si potrebbero illustrare altri esempi ma il concetto di fondo rimarrebbe il medesimo: i vantaggi derivanti dall'uso di Internet sono solitamente reciproci, sia per l'offerente di beni/servizi che per il domandante.

È solo basandosi su questo assunto che ognuno può trarre vantaggi dall'uso di una risorsa. Per rimanere nell'esempio, pensare ad uno snellimento della pubblica amministrazione senza informarne debitamente i cittadini rischia di essere (ed è) uno spreco di risorse, così come investire sulla formazione del cittadino senza poi metterlo in condizione di applicare quanto appreso è quantomeno assurdo.

Si può quindi affermare che lo sfruttamento delle potenzialità di Internet, economiche incluse, in Italia decollerà nel momento in cui ci sarà la democrazia partecipativa della rete, ovvero quando tutte le parti in causa saranno a conoscenza di rischi e vantaggi, quando la scelta di non utilizzare Internet sia volontaria e non imposta né dalle circostanze (motivazioni tecniche) né da deficit culturali.

Questo, ovviamente, non si deve tradurre nell'anarchia della rete, situazione che oggi si ha la sensazione di vivere navigando su Internet; così come in mare una barca ha bisogno di una strumentazione di bordo e di una rotta ben definita, così nella rete delle regole a tutela dell'utente sono oggi più che mai necessarie.

Organizzazioni private con peso internazionale come l'ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) e lo IETF (Internet Engineering Task Force), oltre ad occuparsi di questioni squisitamente tecniche, dovrebbero capire quanto alcune decisioni possano influenzare la rete e quanto le regole che governano Internet siano anche etiche.

MATTEO COLOMBO

  • Matteo Colombo, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Trieste, ha pubblicato un volume dal titolo "Malnutrizione in Africa subsahariana, interventi umanitari e controllo politico" (2005) ed ha conseguito il diploma in Cooperazione Internazionale allo Sviluppo presso ISPI, Milano nel 2002.
  • Attualmente si occupa di problematiche relative alla riduzione del digital divide per l'Agenzia di Cooperazione degli Enti Locali di Torino come project assistant.
Quaderno WSIS 2005 indice
Colombo