Laura Abba e Carlo N. Cosmatos

  • Laura Abba, laureata in Matematica, dirigente del CNR , è membro del Comitato che accompagna il Governo italiano nella predisposizione delle linee di azione italiane sulle grandi tematiche di Internet.
  • Attività centrata sul supporto alle interazioni istituzionali fra le Reti telematiche per la Ricerca e la Rete Internet. Partecipa fin dall'inizio ai progetti che hanno introdotto Internet in Italia collaborando, anche in ambito GARR, alla realizzazione delle reti per la ricerca e allo sviluppo della società dell'informazione.
  • Cura l'impianto del primo corso Internet TCP/IP tenuto in Italia (Scuola Sant'Anna, Pisa, ottobre 1991) a titolo "Le reti per la ricerca scientifica protocolli ed applicazioni TCP/IP" e da allora opera con continuità alla distribuzione di cultura e tecnologie INTERNET: è membro dei comitati organizzativi, tecnici, scientifici, di numerosi eventi dedicati; è autore di numerose pubblicazione e rapporti tecnici.
  • Eletta nel 2003 al Consiglio Direttivo di Società Internet (capitolo italiano della Internet Society) cura per ISOC Italia la linea editoriale dell’associazione.


  • Carlo N. Cosmatos, nato nel 1968 si è laureato in Scienze Politiche all'Università di Pisa, sin da giovane radioamatore, grande passione per le telecomunicazioni, si è impegnato su temi della rete Internet sin dal 1994, realizzando uno dei primi siti/blog dedicati al commercio elettronico.
  • Progetto realizzato interamente per sua capacità personale, segnalato da governi, pubbliche amministrazioni e dal settore privato, dopo quasi 10 anni di attività continua ad essere tra i principali punti di riferimento sul commercio elettronico inteso nei suoi vari aspetti (http://commercioelettronico.freeunixhost.com/).
  • Ha lavorato ad Atene per la STET Hellas, ed opera come freelance nel mondo dell'e-business. Membro attivo della Società Internet ISOC Italia, collabora con l’Istituto Internazionale di Studi e formazione su Governo e Società (www.iiefgs.org) promosso dalle Università di Pisa e Salvador a Buenos Aires, come curatore del programma "Tecnologie e Politiche per la Società dell'Informazione".
  • Dalla fine del 2006 cura lo sviluppo del sito web di ISOC Italia.

APPENDICE: INTERNET GOVERNANCE FORUM

"Questo articolo e' rilasciato sotto licenza Creative Commons: Attribuzione - Non opere derivate 2.5 http://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.5/deed.it"

Laura Abba e Carlo N. Cosmatos

Presentiamo un riassunto dei lavori che si sono svolti nelle principali sessioni del primo IGF Forum di Atene. Il nostro contributo ha lo scopo di far conoscere agli utenti italiani della rete alcune problematiche emerse, che rappresentano la base di partenza per gli impegni del prossimo IGF Forum di Rio.

PREMESSA

Promosso dalle Nazioni Unite, il secondo Internet Governance Forum (IGF) [1] si svolgerà a Rio de Janeiro dal 12 al 15 Novembre prossimo, un’importante opportunità per il popolo della rete alla ricerca di un benessere universale fondato sullo strumento Internet. La partecipazione è aperta a tutti coloro che sono interessati alla conoscenza e allo sviluppo della rete Internet.

La creazione dell’IGF è stata uno dei risultati più significativi dell’ultimo World Summit On Information Society (WSIS) [2], tenutosi a Tunisi dal 16 al 18 Novembre 2005. L’Agenda [3] di Tunisi per la Società dell’Informazione ha sottolineato l’importanza di attivare un nuovo Forum da tenersi annualmente per un quinquennio, per allargare le discussioni sulle tematiche più salienti e scottanti della rete a tutti i potenziali gruppi d'interesse, compresi i singoli individui. Il meeting inaugurale dell’IGF è stato un successo e si è svolto nel Novembre 2006 ad Atene. Dopo Rio, l’IGF si terrà a Nuova Delhi nel 2008, a Il Cairo nel 2009 e a Vilnius o Baku nel 2010.

Il Forum è aperto a tutti, secondo i principi del multilateralismo, multi-stakeholder, di democrazia e trasparenza [4]. I ruoli e le responsabilità degli stakeholder, suddivisi in tre categorie – Governi, Settore Privato e Società Civile - sono stati definiti dal Rapporto [5] del WGIG del luglio 2005. La missione [6] del Forum è quella di facilitare le discussioni e lo scambio di esperienze sulle questioni di politica pubblica relative ai fattori chiave dell’Internet governance [7].

Il Segretario Nazionale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nella sua lettera d’invito per Rio, richiama l’attenzione sull’importanza dell'assistenza ai paesi in via di sviluppo: « ... second Forum should build on the success of Athens, and retain its overall theme of “Internet Governance for Development“....». Ricordiamo che il ruolo delle Nazioni Unite è esclusivamente quello di promotore e facilitatore degli incontri previsti.

L’IGF è un organismo privo di poteri decisionali che mira a facilitare il dialogo tra tutte le parti interessate (stakeholders) sullo sviluppo del sistema Internet, favorendo altresì la creazione di cosiddette "coalizioni dinamiche", ossia gruppi di lavoro aperti informali che si attivano per elaborare proposte sui singoli argomenti.

Tali proposte saranno poi portate all'attenzione dei partecipanti del Forum. Una loro eventuale adozione sarà sempre e comunque su base volontaria (come peraltro avviene per gli standard di Internet). L'IGF quindi non ha il potere di sostituire o modificare attuali accordi, meccanismi, istituzioni o organizzazioni [8], ma può eventualmente emanare Raccomandazioni elaborate con il contributo degli utenti della rete.

Durante il processo di preparazione per il prossimo Forum di Rio si è convenuto che esso avrà come temi principali i quattro del primo meeting di Atene: – OPENNESS", SECURITY", DIVERSITY," ACCESS – con l’aggiunta di un quinto tema: CRITIC RESOURCES.

Il meeting di Atene [9] si è svolto a Vouliagmeni, una località a 30 chilometri dalla capitale greca. Le organizzazioni di oltre 97 paesi del mondo, con 397 delegazioni, 1350 iscritti e oltre 150 giornalisti si sono confrontate partecipando nelle sei sessioni plenarie. Le trascrizioni come il web cast di tutte le sessioni sono disponibili in rete.

Openness intgovforum.org/IGF-Panel2-311006am.txt
Security intgovforum.org/IGF-Panel3-311006.txt
Diversity intgovforum.org/IGF-SummingUp-011106.txt
Access intgovforum.org/IGF-Panel5-011106.txt
Emerging Issues www.intgovforum.org/IGF-Panel6-021106.txt
The way forward www.intgovforum.org/IGF-SummingUp2-021106am.txt

In parallelo alle sessioni plenarie si sono svolti i workshop, dedicati a specifiche problematiche della Internet governance.

Il Governo italiano[10], in collaborazione con ISOC ITALIA, Ip Justice (USA) e il Centro per la Tecnologia e la Società Getulio Bargas (Br), ha proposto ad Atene, con successo, un coalizione dinamica sulla Carta dei diritti degli utenti della rete dal nome “Bill of rights”.

Bill of rights www.internet-bill-of-rights.org/
Spam www.stopspamalliance.org
Privacy sito in allestimento
Standards Aperti igf-dcos.org
Accesso alla conoscenza (A2K) e Libertà di Espressione www.a2k-igf.org
Libertà di espressione e Libertà dei media in Internet www.foeonline.wordpress.com
Accesso e Connettività delle aree rurali www.pacificit.org/dc
Diversità Linguistica www.maayajo.org

Le Coalizioni Dinamiche sono delle coalizioni informali che riuniscono organizzazioni che si impegnano ad affrontare in comune la risoluzione di determinate problematiche, e costituiscono un risultato importante del primo IGF. Le altre Coalizioni Dinamiche che si sono formate ad Atene riguardano le tematiche in tabella.

Grazie a tutte queste sinergie che si sono attivate e al nuovo modus universale di dialogo intrapreso, il primo IGF ha avuto un grande successo.

IL PRIMO INTERNET GOVERNANCE FORUM, ATENE 2006

In alcuni paesi, la via per Atene è stata preparata tramite la organizzazione di eventi pre IGF Forum a livello nazionale. Questi incontri preparatori si sono rilevati importanti ai fini della comprensione degli interessi particolari che preoccupano i singoli stati nazionali.

Il Governo italiano ha risposto alla iniziativa dell’IGF fin dall’inizio. Il Ministro Luigi Nicolais ha avviato il 3 agosto 2006 i lavori di un Comitato, costituito da otto tra i massimi esperti di Internet, per accompagnare il Ministro e il Governo nella predisposizione delle linee di azione italiane.

ll Comitato [11] è coordinato dal Professore Stefano Rodotà ed ha come riferimento diretto il Sottosegretario Beatrice Magnolfi. Prima di Atene, il 12 ottobre 2006, si è tenuta una Assise pubblica a Roma, ove i politici si sono presentati con la piena volontà nell'intraprendere un percorso di comprensione sulle problematiche tecnologiche, affidandosi a tecnici ed esperti in grado di guidarli nel processo decisionale, ed ascoltando la società civile e l'utente individuale, anche tramite il Forum on-line [12], che ha visto la partecipazione numerosa degli internauti italiani.

Durante l'apertura dei lavori l'Ambasciatore Nitin Desai (Co-Chairmen dell'Advisory Group) ha auspicato che il Forum sia innovativo quanto innovativa è la rete Internet, e che sia il segno precursore di un nuovo tipo di multilateralismo che metterà insieme diverse categorie di utenti e operatori della rete intorno allo stesso tavolo.

In seguito Nitin Desai ha letto il comunicato del Segretario Generale delle Nazioni Unite, non presente alla cerimonia. Il S.G. ha messo subito in rilevanza il ruolo che ha il Forum come veicolo di un dialogo multistakeholder; sottolineando l'importanza che deve avere il Forum nell'assistere i paesi in via di sviluppo.

Il Forum costituisce la sfida di portare a confronto due culture, quella di carattere non governativa, con un processo decisionale informale dal basso verso l'alto tipico della rete Internet, rispetto alla struttura formale dei governi e delle organizzazioni non governative. Lo spirito del Forum deve essere fondato sulla cooperazione volontaria e non su vincoli di carattere legale.

Appena iniziati i lavori ad Atene, le maggiori problematiche sono state evidenziate: i diritti umani, il digital divide e la necessità di sostegno ai paesi in via di sviluppo. Sono subito affiorate anche le divergenze, tra chi preferisce lo status quo, e chi invece vuole procedere in un modo più incisivo, per cui il ruolo del Forum stesso è stato messo in discussione. Mentre sarebbe possibile per il Forum emanare “Raccomandazioni” sulle tematiche discusse, si è preferito non fare riferimento per ora a questa possibilità. L'agenda stessa del Forum è stata criticata, in quanto ha dato priorità ai problemi più legati ai quei paesi ove la penetrazione della Rete Internet è maggiore.

Sempre in apertura del Forum di Atene, si è parlato dell'arresto di un blogger greco, mentre le autorità greche parlavano della libertà di espressione. Fatto molto sconcertante che dimostra l'ambiguità dei politici nell'affrontare le tematiche della rete Internet. In modo diretto o indiretto sono emerse anche le divergenze nell'ambito dei stessi gruppi d'interesse, mettendo in alcuni casi in discussione anche la tripartizione degli stakeholder.

Si è sentita la necessità di migliorare la capacità di dialogo tra i partecipanti al Forum. Aspetto di carattere psicologico, che si scontra anche con la nostra, ovvia, ignoranza sugli usi e costumi dei popoli rappresentati. Dobbiamo iniziare ad abituarci a una stretta convivenza di carattere universale, ove sarà molto difficile relazionarsi con tante culture senza conoscerle, cercando di mantenere un comportamento di reciproco rispetto. Questo problema sarà decisamente amplificato dal multilinguismo nella rete, ove parole dal contenuto eticamente corretto per certi gruppi possono risultare offensive per altri.

Sin dal primo giorno è stato messo in rilevanza anche il problema del Internationalized domain name (IDN) [13], che ha visto contrapposti i sostenitori della soluzione come elemento fondamentale della DIVERSITY, rispetto a coloro che hanno sostenuto che gli IDN sono solo degli identificatori, e che non rappresentano l'identità culturale dei popoli.

Rimane un problema di carattere linguistico e non strettamente di carattere tecnologico, come ha affermato Vint Cerf – Chair del Board di ICANN - durante il Forum.

«Noi siamo pronti» [14]. Con questa frase Beatrice Magnolfi, Sottosegretario di Stato per le Riforme e le Innovazioni nella pubblica amministrazione del governo italiano, ha avviato il suo intervento presso l’Internet Governance Forum di Atene.

«L’Italia ha grandi aspettative nei confronti del Forum di Atene. Dopo i lavori delle scorse edizioni dei World Summit on Information Society (WSIS) di Ginevra e di Tunisi, siamo pronti – ha sottolineato Beatrice Magnolfi - per lavorare alla definizione delle linee d’azione per la governance di Internet. Il nostro Paese è stato tra l’altro uno dei pochi a prepararsi ai lavori di Atene organizzando una innovativa consultazione pubblica aperta a tutta la società civile».

“L’approccio multistakeholder – ha affermato Beatrice Magnolfi – è un metodo in cui noi crediamo molto. Internet deve appartenere a tutti e la definizione della sua governance non può prescindere da un metodo democratico, inclusivo e centrato sui suoi utenti.”

Oltre a porre con forza una questione di metodo, ad Atene la delegazione italiana ha organizzato un workshop, coordinato da Stefano Rodotà, dal titolo “The Internet Bill of Rights” ed ha offerto la propria disponibilità ad organizzare un confronto a livello internazionale.

«La chiave essenziale nell'introduzione di Rodotà è consistita nella considerazione della necessità di una definizione pubblica dei diritti degli internauti, altrimenti Internet non sarà uno spazio libero oltre le leggi, queste piuttosto verranno fatte dalle corporation e dai singoli governi» - scrive Fiorello Cortiana nel suo report [15] - «Rodotà ha ricordato come Internet costituisca lo spazio pubblico più ampio e partecipato mai conosciuto dall'umanità, per questo occorre una ridefinizione dei diritti già affermati in relazione con la rete e le sue prerogative, inedite ed originali ad un tempo. Per questo occorrono sia l'uso e l'adeguamento di strumenti quali i Protocolli tra Stati sotto l'egida dell'ONU, sia strumenti impegnativi "Bind" concordati tra imprese, sia Risoluzioni e Carte dei Diritti approvati da organismi sovranazionali cui fanno riferimento aree regionali del pianeta, come l'Europa ed il suo Parlamento e il Mercosur in America Latina».

Rispettando l’impegno preso in Atene, il Governo italiano in collaborazione con il Segretariato dell’IGF, Nitin Desai, sta organizzando l’evento dal titolo “Dialogue Forum on Internet Rights” previsto per il 27 settembre 2007, presso la sala della Protomoteca del Palazzo del Campidoglio in Roma. Lo scopo è quello di raggiungere i seguenti obiettivi:

  • 1) contribuire a riaffermare la natura della RETE come bene pubblico e l’accesso alla conoscenza come diritto fondamentale;
  • 2) favorire il dialogo per identificare l’insieme dei diritti di Internet e, in caso di successo, identificare quali siano le aree e i diritti più rilevanti da prendere in considerazione;
  • 3) iniziare una discussione su come garantire i diritti di Internet.

SESSIONE PLENARIA OPENNESS

Il primo [16] tema del Summit di Atene OPENNESS riguarda la libertà in rete in tutte le sue declinazioni, e in particolare la libertà di raccogliere, elaborare, esprimere e comunicare idee, informazioni, oggetti intellettuali e conoscenze di ogni genere. Questa libertà costituisce l'elemento fondamentale che differenzia Internet, e la Società dell'informazione interconnessa emersa negli ultimi anni dello scorso secolo, dai sistemi di telecomunicazione precedenti e dalle modalità sociali ed economiche che essi esprimevano.

Il moderatore ha aperto la sessione sottolineando che molti dei principi di libertà, riconosciuti sia nella dichiarazione del Summit di Ginevra sia dagli impegni presi a Tunisi, sono stati trascurati e costituiscono ancor oggi una sfida, una minaccia tanto seria da determinare una diminuzione dell'attrazione alla rete. Ha poi citato il caso dell'arresto del blogger greco, e del timore delle istituzioni di alcuni paesi nei confronti di Internet, la loro volontà di controllare la rete, censurarla e sottoporre a pressioni gli utenti creatori di contenuti. L’introduzione ai lavori si è conclusa con un elenco di domande sui diritti umani nella rete e sulla libertà di espressione nella rete, che sono servite a stimolare la discussione da parte del pubblico.

  • «Quali sono gli esempi di rafforzamento dei diritti umani grazie alla Libertà di espressione?».
  • «Dovrebbero le maggiori corporates usare il loro potere per modificare i termini secondo i quali si opera in certi paesi?»
  • «Dovrebbero le corporates rifiutare di conformarsi con leggi non allineate con i diritti umani?
  • «Dovrebbero gli Internet Service Providers promuovere la libertà di espressione nei paesi ove esistono leggi restrittive?»
  • «Come si armonizza la pratica del copyright ed i diritti della proprietà intellettuale, con i diritti del consumatore?»
  • «Quali sono i vincoli accettabili per la Libertà di espressione? Qual'è il quadro delle politiche e regolamentare?»
  • «Qual'è il dimensionamento della rete compatibile con l’ accesso per tutti?»

Steve Ballinger di Amnesty International ha espresso le sue preoccupazioni, non solo nei confronti dei governi con politiche restrittive ma anche nei confronti di quelle corporates che, in aiuto di certi governi, forniscono a loro informazioni che consentono la persecuzione degli utenti. Incoraggiante è il risultato della campagna contro la repressione delle Libertà di espressione in Internet (http://irrepressible.info), che ha avuto un ampio consenso con 50.000 sostenitori da tutto il mondo.

Catherine Trautmann ha parlato della risoluzione del Parlamento Europeo che è stata presa ad unanimità nel Luglio del 2006, invitando il settore privato a tenere presente che gli utenti devono essere protetti ed invitando gli stati a promuovere la libertà di espressione a livello mondiale. Tutti gli attentati alla libertà di espressione devono essere condannati, mentre il settore privato deve cooperare solo con quei governi che rispettano tali diritti.

Anche se sotto la tematica OPENNESS sono compresi molti argomenti, come la libertà dell'infrastruttura della rete, libertà in termini dei diritti civili, ed il ruolo stesso del Forum nel creare una politica internazionale e un quadro di principi, la discussione si è svolta, con toni non sempre pacati, principalmente sui diritti umani, sulla responsabilità sociale dell'impresa e sulla questione della proprietà intellettuale.

SESSIONE PLENARIA SULLA SECURITY

Il tema [17] della SECURITY della rete è potenzialmente molto vasto; questo tema si accompagna spesso ad altri termini quale la robustezza, la ridondanza, la stabilità della rete, etc. Insomma la sicurezza è un tema che tocca la architettura della rete stessa e tutti gli accorgimenti per contrastare gli usi distorti della rete che danneggiano gli utenti e che favoriscono quello che si chiama genericamente "crimine informatico".

La sessione plenaria sulla SECURITY si è svolta senza particolari tensioni, rispetto alla precedente. Molteplici si sono presentati gli argomenti in discussione data la multidisciplinarietà dell'aspetto sicurezza, e data la repentina evoluzione del concetto stesso di sicurezza.

Sicurezza intesa sia come protezione fisica della rete sia come protezione dell'utente finale, per cui l'importanza dell'integrità nella trasmissione dei dati, la Privacy e la fiducia nelle operazioni di transazione economica. Sicurezza intesa sia dal punto di vista tecnologico, sia dal punto di vista legislativo, per cui la quantità e qualità della legislazione e il suo impatto nel mondo degli affari. Sicurezza definita secondo i livelli della rete.

La discussione ha toccato il ruolo degli stakeholder e delle istituzioni che operano nel campo della sicurezza richiamando la necessità di una collaborazione più stretta tra le parti. Dato che per ogni cultura il concetto di sicurezza è differente, è emersa la importanza di stabilire una più stretta collaborazione internazionale e di definire le responsabilità delle parti in causa.

Il ruolo e compito dei governi da alcuni è visto solo in funzione della pressione legislativa e politica e come catalizzatore e coordinatore della lotta contro il cyber crime. Dall'altra parte, per altri, vista la sicurezza come un bene pubblico, i governi dovrebbero avere un ruolo attivo nella protezione dell'utente, tramite la fornitura di strumenti gratuiti per la protezione in rete.

Non è passata inosservata la questione relativa alle azioni criminali prodotte dai governi stessi, come anche ci si è domandati sulle modalità secondo le quali dobbiamo relazionarci con quei governi che non consentono le libertà a i loro cittadini.

Non meno critica è la responsabilità degli operatori di rete (ISP e Tier-1 Provider) nel garantire la sicurezza in assenza di politiche pubbliche e standard di sicurezza. Proprio la produzione degli standards è stata criticata, in quanto appare un processo chiuso e pericolosamente gestito da entità molto potenti: per cui si è rimarcata la necessità di promozione di standards aperti e l'utilizzo di strumenti a codice aperto.

Accanto alla protezione dei diritti civili, è necessario fornire una maggiore informazione agli utenti che per la prima volta incontrano Internet. La proposta di un patentino per gli utenti della rete ha stimolato la discussione senza però ricevere grande consenso.

Accennata anche l'importanza dell'assistenza ai paesi in via di sviluppo sulle questioni legate alla sicurezza.

Proposta l'instaurazione di un processo comune ove esperti legali, tecnici e professionisti possano approfondire e coordinare le loro azioni, secondo differenti aree di collaborazione:

  • 1. Quadro legale sugli standards;
  • 2. Modus operandi degli enti certificatori;
  • 3. Livello tecnico;
  • 4. Formazione e costruzione di capacità.

In definitiva quello che è fondamentalmente emerso è la necessità di un rapporto di collaborazione delle parti, e la realizzazione di una task force di coordinamento delle emergenze sulla sicurezza.

SESSIONE PLENARIA DIVERSITY

Il terzo tema DIVERSITY [18] in discussione ad Atene concerne la tutela della diversità culturale come patrimonio comune di tutta l’umanità che in quanto tale va preservata e valorizzata. Lo sviluppo della Società dell’Informazione a livello nazionale ed internazionale deve quindi prevedere, nel rispetto di tale diversità, la produzione di contenuti locali, ovvero in lingua locale e di rilevanza locale.

Il discorso durante questa sessione si è orientato intorno all'importanza della produzione di contenuti locali, per cui il multilinguismo in Rete come elemento fondamentale della promozione della conoscenza, della trasformazione sociale, dello sviluppo umano e della democrazia.

In secondo luogo è stata affrontata la questione dell'internazionalizzazione dei nomi di dominio IDN [19], aspetto molto controverso di carattere linguistico in via di risoluzione. Un esempio significativo della complessità del problema è dato dal Senegal, ove esistono tredici lingue orali che non hanno una propria scrittura, mentre per scrivere si usa o l'alfabeto latino o quello Arabo.

La presenza di molte lingue comunemente utilizzate e codificate rende impossibile trovare una soluzione, l'accesso rimane ostacolato anche dall’impossibilità di avere una lingua comune. Un'altro esempio è dato dalla Svezia ove esistono sette lingue ufficiali, di cui sei di queste sono protette dalla legge, l'unica lingua non protetta è lo svedese! il quale risulta protetto in Finlandia.

Come altri, anche Quiheng Hu (Chairman ISOC Cina) ha sostenuto che gli IDN non possono in se costituire una soluzione per la diversità. In Cina esistono dozzine di lingue locali e non è possibile che siano tutte abilitate nel DNS. L’utilizzo di diverse lingue nei nomi di domini potrebbero mettere a rischio la stabilità della rete e comprometterne la sicurezza. Servono politiche intraprese in modo comune, per trovare un compromesso fra multilinguismo dei nomi a dominio, stabilità e sicurezza della rete.

Anche Liz Longworth, rappresentante dell'UNESCO, ha sostenuto che prima di parlare degli IDN, esiste il passo della negoziazione dei caratteri e lingue da codificare. La questione del multilinguismo prescinde i confini nazionali e deve essere affrontato a livello di comunità linguistiche. Vi è anche una questione di sovranità da risolvere. Gli IDN sono solo identificatori, strumenti che tutti hanno l'interesse di sviluppare, ma non come espressione della propria lingua nativa.

Liz Longworth ha anche precisato il significato del concetto DIVERSITY [20], come strumento per la condivisione della conoscenza, per cui diversità significa l'abilità per gli utenti di partecipare ed esprimere la loro cultura in modo che rifletta la loro identità. La diversità ha a che vedere con la rappresentanza, con quello che noi siamo: donne, giovani, persone con disabilità, indigeni. Come la diversità nella natura, così la diversità nella rete deve riflettere l'intero spettro dell'attività umana, passata e presente. In assenza della diversità non si può parlare di accesso e partecipazione.

Liz Longworth spiega in che modo realizzare un ambiente democratico che garantisca la produzione di contenuti locali da parte degli utenti.

  • 1. La promozione della lingua locale nelle scuole;
  • 2. L'informazione governativa sia a livello locale sia nazionale deve avvenire nelle lingue locali;
  • 3. Centri multimediali per la preservazione della tradizione orale;
  • 4. Facilitatori locali e strumenti convenzionali come la radio;
  • 5. Tradizione orale;
  • 6. Risorse umane in grado di produrre contenuti locali;
  • 7. Politiche a favore di canali comunicativi alternativi;
  • 8. Larghezza di banda.

Per Adama Samassekou (Presidente, dell'Academia Africana delle lingue, Bamako, Mali) i tre pilastri della diversità sono la filosofia, l'etica e la politica. Anzitutto la diversità linguistica costituisce la madre della diversità culturale nella società umana, come in natura è la biodiversità, ossia un modo secondo il quale le specie fondano la sopravvivenza in natura. Diversità per gli africani significa avere la possibilità di condividere la loro conoscenza. Il digital divide non ha tanta importanza quanto la diversità linguistica, fattore determinante per garantire il processo democratico della Internet governance.

Da non dimenticare il problema del valore economico della lingua, e il ruolo di certe autorità e certi governi nell’implementare politiche a favore della diversità linguistica. Come esempio la Francia, che a causa delle politiche pubbliche dei suoi governi, ha portato il francese ad essere la seconda lingua più diffusa in Internet. Nell'ambito della DIVERSITY il ruolo dei governi diventa di vitale importanza, nell'inclusione di gruppi svantaggiati e di persone diversamente abili.

In discussione l'importanza della conoscenza della lingua inglese da parte degli utenti: in Internet la maggior parte dei contenuti sono scritti in lingua inglese, mentre per certi paesi risulta improponibile dal punto di vista economico spendere per tradurre contenuti dall’inglese alla propria lingua locale. Sono necessari fondi e supporto ai paesi in via di sviluppo, in primo luogo per creare competenze in grado di elaborare sistemi per adattare i contenuti internazionali sulla base delle esigenze locali. Non secondario il problema degli utenti Internet di alcuni stati africani che devono essere messi in grado di produrre autonomamente contenuti nelle loro lingue locali, così come devono avere a disposizione le traduzioni di contenuti internazionali. Segue la necessità dello sviluppo di competenze, e dell'istruzione nelle scuole di linguaggi come C++, Java e Python, e dell'importanza della realizzazione di strumenti efficienti di traduzione automatica.

Raphael Canet (Università di Quebec, Montreal) domanda come garantire la diversità culturale quando non attuabile. Per esempio la UNESCO ha adottato una convenzione sulla protezione della diversità culturale, la quale richiede l'attuazione di politiche pubbliche e di accordi, ma che non tutti i paesi del mondo hanno firmato, come per esempio Israele e Stati Uniti. In pratica, Canet sostiene che abbiamo due filoni, uno politico che vede la diversità come un bene comune, ed uno economico che dipende dalla sostenibilità.

In discussione gli alti costi per l'utilizzo dei contenuti e il ruolo fondamentale che possono svolgere gli standards aperti e il software libero. Grazie al software libero in Colombia vi sono stati sviluppi positivi, nell'ambito delle popolazioni indigene, sullo scambio delle informazioni e la tutela di tali informazioni che riguardano la loro eredità culturale. In definitiva in molti hanno concordato che soluzioni offerte dal software libero possono facilitare la produzione e la disseminazione di contenuti. In causa anche la trasparenza operativa dei sistemi di ricerca.

Vint Cerf - Chair del Board di ICANN - ha parlato dell'importanza della produzione di contenuti orali. A proposito è stato citato come esempio l'India, ove hanno realizzato centri informativi audio visuali che non si limitano all'installazione di computer ma offrono servizi ed informazioni.

SESSIONE PLENARIA ACCESS

La connettività [21] è un elemento abilitante indispensabile: senza la possibilità di interagire attraverso strumenti informatici all’interno di una comunità mondiale, ha un senso limitato parlare di Società dell’Informazione e tanto meno di Internet Governance.

La sessione su ACCESS è iniziata sottolineando che solo un sesto della popolazione mondiale è collegata in Internet, solo il 40% degli Asiatici può usufruire di banda larga e in Africa questa percentuale scende al 0.1% della popolazione. Comunque complessivamente il dato sul divario del digital divide si è ridotto di 20 punti (da 27 a 7) nel periodo tra il 1994 e il 2004.

Il problema dell'accesso non riguarda esclusivamente l'accesso alle tecnologie ma viene inteso anche come accesso ai contenuti, ai servizi, alla conoscenza, alla formazione ed anche alla certificazione.

La sessione ha dato particolare attenzione al continente africano ove il problema primario rimane la fame, l'analfabetismo, la povertà e il sottosviluppo. Determinante per il loro sviluppo è la loro partecipazione nella comunità scientifica mondiale, almeno garantendo loro l'accesso a bassi costi alle pubblicazioni scientifiche.

La formazione rimane una delle barriere più imponenti per l'accesso; alcuni hanno sostenuto che il software libero e gli standards aperti possono avere un ruolo determinante. Sottolineata anche la problematica dei brevetti software, i quali creano monopoli compromettendo così l'interoperabilità. Sulla questione dei brevetti software non sono stati tutti d'accordo, alcuni hanno affermato che i brevetti non costituiscono in se un problema, ma che comunque il loro utilizzo deve essere indirizzato in tal modo, da non compromettere la possibilità di implementare le tecnologie ricoperte dai brevetti stessi.

La barriera primaria dell'accesso in rete rimane il costo di connessione, problema che non riguarda esclusivamente i paesi in via di sviluppo. Per esempio il costo di connessione tra l'Inghilterra e New York si aggira sui 120 mila Euro per una velocità di 10 Gbit/s, invece il costo per collegare Atene con Instabul è intorno ai 2 milioni di Euro per una velocità di 620 Mbit/s.

Un'altro esempio citato, l'Argentina, ove il costo di connessione in Internet, tramite il cavo sottomarino, si aggira sui 15-20.000 $ per una velocità di 155Mbit/s. Per cui approssimativamente, a parità di costo i paesi sviluppati usufruiscono di velocità sostanzialmente superiori. Per aggirare questo problema, in Sud America sin dal 1998, si stanno realizzando exchange points locali tra l'Argentina, il Brasile ed altri paesi della regione, così il traffico locale viene veicolato regionalmente senza dover passare dal backbone internazionale o dover pagare il transito agli Stati Uniti.

A proposito è stata proposta la realizzazione di una infrastruttura regionale Africana, in quanto solo così sarà possibile la riduzione dei prezzi, come è avvenuto in Europa ove gli operatori delle telecom hanno costruito una rete in comune, la quale ha consentito la riduzione dei costi. Un esempio della gravità della situazione è dato dal Burkina-Faso, che ha la connessione in Internet tramite il Senegal ed è costretta a pagare sia per l'accesso, sia per il servizio ed il transito.

Per alcuni la questione più importante inerente l'accesso, riguarda il problema del monopolio del local loop, per cui diventa fondamentale identificare le barriere alla competitività e la modalità per sormontarle. Per tale fine diventa necessaria una regolamentazione trasparente in grado di stimolare la competitività per favorire l'accesso. Dall'altra parte è stato messo in evidenza anche l'importanza dell'aspetto collaborativo, nella risoluzione dei problemi che riguardano specialmente i gruppi svantaggiati.

È una questione di costi; il servizio deve essere considerato come un bene pubblico prioritario, come se fosse cibo o abitazione, ha affermato Kishis Park (Presidente del IPv6 Forum). Per altri la soluzione per l'accesso in Africa deve essere intrapresa a livello nazionale, con realizzazione di soluzioni innovative e a basso costo.

È infine stata sottolineata l'importanza della mobilizzazione di capitali a livello locale, e l'apertura dei mercati svincolati dalla giurisdizione dei governi. Alcuni altri hanno sostenuto che i governi non possono rimanere estranei alla questione, in quanto i servizi pubblici come la sanità, la formazione e le banche implicano un maggiore ruolo del settore pubblico. Per esempio nelle aree rurali economicamente svantaggiate tra Brasile e Colombia, ove il settore privato non ha interessi, gli access points sono stati finanziati dai rispettivi governi.

Le tecnologie wireless potrebbero cambiare drasticamente lo scenario, in quanto facilitano la costruzione di local loop e sono più semplici da usarsi anche da parte di persone che non hanno grandi conoscenze tecniche. In discussione anche la telefonia mobile come soluzione per l’accesso. C’è chi è a favore e chi sostiene che non si può estrapolare il modello della telefonia mobile in relazione con Internet, in Europa e negli Stati Uniti non si identifica la Società dell'informazione con la diffusione della telefonia mobile, ma si parla di Società dell'Informazione grazie a l'avvento delle rete Internet e dei servizi che essa può offrire.

La sessione si è conclusa ribadendo che i tre pilastri fondamentali per la Rete Internet, già definiti dalla Commissione Europea, sono: la Libertà, Interoperabilità e Neutralità.

SESSIONE PLENARIA THE WAY FORWARD

La sessione è iniziata con un breve riassunto dei lavori delle sessioni precedenti, e in seguito sono stati effettuati degli annunci su iniziative, alcune delle quali intraprese durante il Forum. Significativa l'iniziativa GIGANet [22] (Global Internet Governance Academic Network), una comunità internazionale di ricerca accademica sulla Internet Governance. Una partnerhip nata ed annunciata proprio nell'ambito dell'IGF. In seguito la sessione ha sottolineato l'importanza di trovare soluzioni a favore dei paesi in via di sviluppo, ed agevolare la loro partecipazione nell'ambito dell'IGF.

Sottolineata l'importanza del dialogo multi stakeholder intrapreso, discusso il ruolo del Forum e una probabile agenda del forum di Rio, con l'inclusione di tematiche come la violenza contro le donne e la pornografia. In discussione il modus operandi delle coalizioni dinamiche, interessante anche la proposta di una coalizione dinamica, con la finalità di aiutare con finanziamenti i paesi in via di sviluppo, ed incrementare così la loro partecipazione all'IGF.

SESSIONE PLENARIA Emerging Issues

La sessione è stata dedicata per lo più ai giovani, all'importanza di investire su di essi e di coinvolgerli in questo processo. Sottolineata la necessità della realizzazione di corsi Universitari sulla Internet Governance. In discussione il ruolo dell'IGF nella promozione di un ambiente sicuro per i giovani, e la contrapposizione delicata tra libertà e controllo. In discussione il significato del concetto dell'accesso per i giovani, e la disparità dell'accesso in rete tra uomini e donne nei paesi in via di sviluppo.

Sottolineata l'importanza di una relazione simbiotica tra i giovani e il mondo degli affari, e il ruolo che la rete Internet può avere nel promuovere la partecipazione al processo democratico, auspicando che l'accesso universale alla rete diventi un diritto umanitario basilare per le future generazioni.

NOTA CONCLUSIVA

In definitiva, l'auspicio dell'Ambasciatore Nitin Desai, che il Forum diventasse un luogo d'innovazione e di "brainstorming", si è verificato con successo, fino al punto che l'IGF ha inaugurato una nuova era di dialogo Universale che rimarrà nodo principale nella storia dell'umanità.

NOTE

[1] IGF vedi: http://www.intgovforum.org/, IGF di Rio vedi: http://www.igfbrazil2007.br/

[2] http://www.wsis.org

[3] vedi Documento Tunis Agenda for the Information Society: WSIS-05/TUNIS/DOC/6 Second Phase of the WSIS (16-18 November 2005, Tunis)

[4] Agenda di Tunisi per la Società dell’Informazione, art.73: “The Internet Governance Forum, in its working and function, will be multilateral, multi-stakeholder, democratic and transparent. To that end, the proposed IGF could build on the existing structures of Internet Governance, with special emphasis on the complementarity between all stakeholders involved in this process – governments, business entities, civil society and inter-governmental organisations;”

[5] vedi documento WSIS-II/PC-3/DOC/05 PrepCom-3 (Geneva, 19-30 September 2005) Report from the Working Group on Internet Governance

[6] Vedi Agenda di Tunisi per la Società dell’Informazione, art.72

[7] La definizione di Internet Governance è stata stabilita durante il controverso processo WSIS: "La governance di Internet è lo sviluppo e l'applicazione da parte dei governi, del settore privato e della società civile, nei loro rispettivi ruoli, di principi, norme, regole, procedure decisionali e programmi condivisi che determinano l'evoluzione e l'uso di Internet."

[8] Agenda di Tunisi per la Società dell’Informazione, art.77:”The IGF would have no oversight function and would not replace existing arrangements, mechanisms, institutions or organizations, but would involve them and take advantage of their expertise. It would be constituted as a neutral, non-duplicative and non-binding process. It would have no involvement in day-to-day or technical operations of the Internet”.

[9] IGF di Atene vedi: http://www.intgovforum.org/meeting.htm)

[10] « ... Il Governo guarda con attenzione al tema delle regole della rete: durante lo scorso Internet Governance Forum di Atene, è stata proprio l’Italia a proporre la redazione di una Carta dei diritti e dei doveri di Internet» - ha così commentato il Sottosegretario Beatrice Magnolfi, al termine dei lavori di Atene «Nella rete di seconda generazione - ha aggiunto - in cui i contenuti sono prodotti dagli utenti, con livelli bassi o inesistenti di intermediazione, insieme alla libertà di esprimere il proprio pensiero, deve crescere anche la responsabilità personale delle azioni che si compiono....»

[11] vedi il comunicato del ministro Nicolais http://www.innovazionepa.it/ministro/salastampa/comunicati/131.htm

[12] I risultati della consultazione virtuale sono disponibili a http://listserv.iit.cnr.it/internetgovernance.html, lo spazio nato allo scopo di assicurare a tutti i cittadini interessati all’IGF la possibilità di contribuire al dibattito pubblico sulle grandi tematiche in discussione ad Atene. La consultazione si è svolta dal 1 al 22 ottobre 2006. I contributori hanno inviato messaggi via posta elettronica.

[13] Leggi il discorso di Vint Cerf che ha tenuto durante la sessione inaugurale dell'IGF di Atene:

http://www.icann.org/announcements/announcement-italian-1-30oct06.htm

[14] vedi comunicato sul sito del Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella P.A. http://www.innovazionepa.it/ministro/salastampa/comunicati/244.htm

[15] http://www.liberosapere.org/fks/no1984/costituzione-rete.html

[16] dal documento del Comitato consultivo sulla governance di Internet preparato da Vittorio Bertola e Fiorello Cortiana su OPENNESS disponibile a http://www.isoc.it/index.php?option=com_content&task=view&id=218&Itemid=21

[17] dal documento del Comitato consultivo sulla governance di Internet preparato da Laura Abba, Antonino Mazzeo e Stefano Trumpy sulla SECURITY disponibile a http://www.isoc.it/index.php?option=com_content&task=view&id=221&Itemid=21

[18] dal documento del Comitato consultivo sulla governance di Internet preparato da Matilde Ferraro e Vittorio Bertola e Fiorello Cortiana sulla DIVESRITY disponibile a http://www.isoc.it/index.php?option=com_content&task=view&id=219&Itemid=21

[19] Sulla questione degli IDN leggi:

  • Internationalising Top Level Domain Names: Another Look (ISOC)
  • http://intgovforum.org/Substantive_1st_IGF/briefing18.pdf

[20] Documenti relativi:

The universal declaration on cultural diversity http://unesdoc.unesco.org/images/0012/001271/127160m.pdf

Recommendation on multilingualism and universal access

http://portal.unesco.org/ci/en/ev.php-URL_ID=13475&URL_DO=DO_TOPIC&URL_SECTION=201.html

[21] dal documento del Comitato consultivo sulla governance di Internet prodotto da Joy Marino e Laura Abba dedicato al tema ACCESS disponibile a http://www.isoc.it/index.php?option=com_content&task=view&id=220&Itemid=21

[22] http://www.igloo.org/giganet

Aspetti giuridici IGF 2007
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