INTERVENTO DI MAURO MILITA

RADIO VATICANA

Siamo alla vigilia del Secondo Vertice Mondiale sulla Società dell'Informazione, l'iniziativa promossa dal Segretario Generale della Nazioni Unite che ha come scopo una corretta impostazione dello sviluppo delle ICT e dei nuovi aspetti che ne scaturiscono riguardo la vita e la composizione stessa della Società Civile.

Se la quantità di problemi da affrontare è grande, la loro "qualità" e capacità d'impatto, sia in campo nazionale per quanto attiene all'organizzazione sociale, sia in campo internazionale per le implicazioni nel futuro dei paesi in via di sviluppo, è da far tremare i polsi.

Non mi soffermerò sulle questioni meramente tecniche del problema delle quali si stanno occupando i migliori specialisti e tecnici in tutto il mondo, ma vorrei portare l'attenzione su quegli aspetti, forse meno tecnici ma a mio avviso non meno importanti, legati alla problematica dell'Internet Governance.

Il Plan of Action sviluppato nell'ambito del Primo Vertice Mondiale sulla Società dell'Informazione richiedeva espressamente al Segretario Generale delle Nazioni Unite di costituire un Working Group che sviluppasse la problematica dell'Internet Governance e proponesse iniziative possibili. In particolare, il contributo atteso dal gruppo è:

  • Produrre una definizione operativa dell'Internet Governance.
  • Identificare gli aspetti politici primari connessi con il governo di Internet.
  • Sviluppare una piattaforma condivisa dei rispettivi ruoli e responsabilità sul problema da parte dei Governi, della Società Civile, delle Organizzazioni Internazionali e di quelle Non-Governative oltre che del settore privato.
  • Produrre un rapporto sui risultati della attività del Gruppo che sarà presentato in preparazione della seconda fase del Vertice, prevista a Tunisi nel Novembre 2005.

Uno degli aspetti principali compresi in questo mandato è quello di approfondire se e in che misura i Governi debbano entrare nei meccanismi di funzionamento della Rete.

Indubbiamente Internet nasce come fenomeno libero e questa caratteristica ha permesso alla Rete di crescere e penetrare gli strati della società civile indipendentemente dalla collocazione geografica e dai singoli contesti socio-politici.

Aver superato un controllo politico nei primi stadi di sviluppo ha portato ad una situazione nella quale i nuovi aspetti introdotti dalla natura stessa della Rete, come ad esempio la non-territorialità di un luogo virtuale, hanno trovato il mondo politico in generale e le legislazioni dei singoli paesi impreparati ad affrontarli.

Ora, però, che l'attività svolta in Rete coinvolge aspetti fondamentali della società civile e che la presenza o l'assenza di intere nazioni dal nuovo mondo virtuale può essere determinante per lo sviluppo dei popoli, tanto da spingere il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan ad indire due Vertici Mondiali sulla Società dell'Informazione, i Governi non possono non essere coinvolti nell'esaminare il fenomeno e nel prendere in considerazione il problema dell'Internet Governance.

Come operatori del settore, quindi, abbiamo pesanti responsabilità per le scelte che presenteremo ai governanti, sia per creare le condizioni di un progressivo accesso ai nuovi media per i paesi in via di sviluppo, sia, sul fronte interno, per favorire un giusto ed etico sviluppo di questi mezzi che promuova gli aspetti migliori dell'umanità e che ci riunisca tutti, nella speranza che il nuovo mondo virtuale non si trascini dietro le divisioni e i condizionamenti politici di quello reale.

La Santa Sede è sempre stata sempre particolarmente attenta al settore delle ICT e ne ha costantemente raccomandato, in tutte le sedi, uno sviluppo qualitativo ed etico. Questa posizione è stata espressa in numerosi documenti prodotti anche nell'ambito dei consessi internazionali ai quali essa partecipa.

Ben riassumono questi concetti, le parole contenute nella Lettera Apostolica "Il rapido sviluppo" che Giovanni Paolo II indirizzava agli operatori delle Comunicazioni Sociali il 24 Gennaio 2005:

"Se le comunicazioni sociali sono un bene destinato all'intera umanità, vanno trovate forme sempre aggiornate per rendere possibile un'ampia partecipazione alla loro gestione, anche attraverso opportuni provvedimenti legislativi. Occorre far crescere la cultura della corresponsabilità. In primo luogo occorre una vasta opera formativa per far sì che i media siano conosciuti e usati in modo consapevole e appropriato. I nuovi linguaggi da loro introdotti modificano i processi di apprendimento e la qualità delle relazioni umane, per cui senza un'adeguata formazione si corre il rischio che essi, anziché essere al servizio delle persone, giungano a strumentalizzarle e condizionarle pesantemente. Questo vale, in modo speciale, per i giovani che manifestano una naturale propensione alle innovazioni tecnologiche, ed anche per questo hanno ancor più bisogno di essere educati all'utilizzo responsabile e critico dei media. I criteri supremi della verità e della giustizia, nell'esercizio maturo della libertà e della responsabilità, costituiscono l'orizzonte entro cui si situa un'autentica deontologia nella fruizione dei moderni potenti mezzi di comunicazione sociale."

MAURO MILITA

  • Mauro Milita ingegnere informatico, autore di numerosi testi e pubblicazioni nel settore informatico e scientifico-didattico.
  • Consulente aziendale specializzato in office automation e system dynamics. Consulente tecnico in organismi ed enti internazionali.
  • Attualmente dirige i Servizi Informatici della Radio Vaticana.
Quaderno WSIS 2005 indice
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