INTERVENTO DI LAURENT MANDERIEUX

PROFESSORE DI PROPRIETÀ INTELLETTUALE

INTERNET GOVERNANCE: IL BISOGNO DI UNA GESTIONE EQUILIBRATA

Al fine di analizzare il variegato mondo dell'Internet Governance, è necessario fare una premessa iniziale. Internet è nato e si è sviluppato con successo in maniera "spontanea" e "caotica" in un ambito come quello della ricerca scientifica che, per sua natura, è poco "istituzionale".

Tuttora Internet, che ormai non viene più utilizzato unicamente in ambito scientifico, si regge su una modalità di sviluppo "casuale", ma per risolvere problematiche di varia natura apparse nel corso della sua evoluzione è oggi necessario fornire una struttura maggiormente ordinata. Il presente contributo contiene un'analisi della situazione attuale e alcune proposte per un'equilibrata evoluzione dell'Internet Governance.

I- Capire l'ambito giuridico di Internet per ideare delle riforme equilibrate

Il quadro giuridico di Internet è cresciuto in un modo "casuale" ed è ancora in fase di organizzazione La struttura attuale del "pianeta Internet" è erede della nascita spontanea e casuale di cui si parlava all'inizio: oltre a ICANN, una moltitudine di istituzioni sono coinvolte o intendono esserlo nell'Internet Governance e questo crea dei problemi d'efficacia d'azione e di legittimità.

Purtroppo, tale situazione non deve suscitare sorpresa o preoccupazione eccessiva. In effetti, il ruolo principale del diritto consiste nel codificare tramite la norma giuridica gli equilibri della società. Per Internet questi equilibri non sono ancora pienamente realizzati: non possono dunque essere tradotti in norme giuridiche perfettamente bilanciate e raffinate.

Lo sviluppo della rete rende però sempre più necessario una progressiva apparizione di tali normative. Il diritto di Internet porta il segno delle sue origine anglosassone. Per lo statista come per il giurista di qualunque nazione, ma soprattutto di quelle con tradizione di diritto continentale (Europa continentale e i Paesi il cui sistema giuridico è stato influenzato dall'Europa continentale), c'è sempre stata la grande tentazione non solo di codificare tramite la legge, ma anche di dare allo Stato, che secondo i filosofi del diritto rappresenta l'interesse pubblico supremo, un ruolo e di regolatore e di protagonista attivo.

È proprio con queste basi giuridiche che sono state costruite le nostre democrazie che, benché imperfette, hanno permesso ai nostri popoli di accedere al benessere economico e sociale e a una rappresentanza democratica quasi inedita in precedenza. Invece in altre parti del mondo, in particolare nel mondo anglosassone, i giuristi considerano che la funzione normativa dello Stato, sebbene garantisca un elevato livello democratico, debba essere ridotta al limitato ruolo di regolatore, tramite leggi o semplicemente decisioni di giustizia che fanno giurisprudenza. In poche parole, lo Stato non deve ricoprire un ruolo di protagonista attivo.

É dunque normale che il giurista continentale si attivi affinché lo Stato regolatore intervenga a monte, mentre il giurista anglosassone considererà opportuna un'azione dello Stato unicamente a valle.

Poiché Internet si è sviluppato inizialmente in un ambito anglosassone, è chiaramente a valle che il problema dell'Internet Governance è stato posto finora e questo non deve mai essere dimenticato. Internet si è sviluppato con successo secondo il principio bottom-up, mentre la norma regolatrice (top-down) è stata introdotta per regolarlo a valle.

É dunque cruciale, per le democrazie di diritto continentale, non cercare di ostacolare inutilmente i fattori di crescita e sviluppo di Internet per inventare una nuova "ruota", col rischio di rompere l'attuale equilibrio, imperfetto ma pur sempre funzionante con successo. Perciò, nel modo di procedere dell'Europa continentale di fronte ai problemi di Internet deve prevalere una buona dose di pragmatismo.

Governance e governi: due criteri distinti Infine, ricordiamo che governance non significa "governo"; però, nell'ambito di un bene d'interesse pubblico come Internet, i governi devono necessariamente intervenire poiché in Europa, come in America, essi rappresentano la legittimità democratica del popolo del loro Paese e, per questo motivo, possono contribuire fortemente a stabilire soluzioni valide per il miglioramento del management e del funzionamento stesso di Internet.

II- Chi proteggere e che cosa promuovere in futuro?

Per creare un Internet Governance sana, è importante che tutti i gruppi che sfruttano Internet vedano i propri interessi meglio protetti. Questi gruppi sono tre:

  • 1) La società in generale: Internet è un bene di pubblico interesse: i governi non possono disinteressarsene e conviene per l'interesse generale che essi siano coinvolti (soprattutto se democratici). I governi possono contribuire a rendere la rete più forte contro attacchi esterni e a proteggere dalle derive antidemocratiche, incluse le tentazioni autoritarie (oggi si pensa a minacce contro la rete da parte di governi antidemocratici o di organizzazioni terroriste, però in futuro il problema potrebbe provenire da forze criminali e da monopoli di carattere economico). I governi dei Paesi più ricchi possono anche aiutare i PVS ad essere integrati meglio nella "famiglia Internet", in maniera da consentire a questi Paesi un maggior sviluppo economico, sociale e culturale.
  • 2) Gli utenti: Internet non riguarda tutti gli individui che compongono la società. Questo significa che bisogna destinare un'attenzione particolare agli utenti che sfruttano Internet: devono avere un sufficiente livello di accesso alla governance del loro "bene".
  • 3) I tecnici: uno degli elementi fondamentali del problema è che Internet deve funzionare correttamente e poter continuare a crescere: coloro che si occupano dei sistemi tecnici che fanno funzionare Internet devono sentirsi liberi e pienamente a loro agio nel proprio lavoro e nel fare progredire la tecnologia della rete.

Se questi tre gruppi vedono i loro interessi e le loro potenzialità d'azione rispettate (cioè più democrazia, più giustizia e, naturalmente, una qualità tecnica sempre migliore) e strutturate in modo efficiente, allora allo stesso tempo si sarà attuato un grosso miglioramento dell'Internet Governance. L'occasione di creare dei miglioramenti si presenta grazie al prossimo WSIS e anche al fatto che la chiave di volta della governance di Internet, ICANN, è alla vigilia di un cambiamento di statuto. Però nell'ideare i miglioramenti, bisogna evitare l'eccesso di dogmatismo e agire in maniera lungimirante.

III- Un esempio riuscito come modello per la governance: la proprietà intellettuale

Come professore di diritto della proprietà intellettuale, mi preme ora concentrare l'attenzione sul campo di ricerca di cui mi occupo primariamente: la proprietà intellettuale e il successo complessivo della cooperazione mondiale sulle questioni di proprietà intellettuale relative a Internet.

Questo settore ci offre anche una modalità di riflessione su come ideare, senza preconcetti dogmatici, un sistema di governance pragmatico ed equilibrato. Cooperazioni orizzontali fra tutti i gruppi interessati a queste tematiche hanno funzionato bene. Benché la sinergia tra l'OMPI e l'ICANN fosse stata sviluppata con discrezione (un quasi-fidanzamento tra un'ONG para-privata americana e un'organizzazione intergovernativa dell'ONU sembrava per i puristi giuridicamente "contro natura"), quest'alleanza ha già permesso, a beneficio di Internet, di eliminare probabilmente il 90% dei casi di cybersquatting, una minaccia ben reale cinque anni fa per il DNS e la rete.

Ne è testimonianza la genesi e il funzionamento della MAP, una procedura ideata ex nihilo che coinvolge pubblico e privato a livello internazionale e stabilisce dei meccanismi elastici ma obbligatori. Rimane sicuramente ancora molto da fare per assicurare una soluzione equilibrata di tutte le questioni di proprietà intellettuale relative a Internet ed il WGIG Cluster Three Assessment Report on IPRs mette questo in evidenza: brevetti, diritto d'autore e sviluppo tecnico di Internet; applicabilità dei diritti tradizionali e tuttora territoriali di proprietà intellettuale al mondo virtuale o creazione di nuovi diritti ad hoc: si deve accettare che produrre un sistema di diritto di buona qualità è il frutto di un lungo processo di maturazione e che la risposta normativa non è sempre immediata; si può tuttavia ritenere il dialogo tra ICANN, l'OMPI e altri gruppi interessati a queste tematiche molto positivo e concludere che esso ha prodotto delle risposte accettate progressivamente da tutti. Una cooperazione trasversale e flessibile può costituire un esempio riuscito da seguire.

IV- Verso delle soluzioni equilibrate per la governance

Per creare un Internet sempre più "democratico" e "giusto", in un sistema storicamente auto-costruitosi secondo il modello bottom-up e oggi troppo grande per auto-ordinarsi senza l'aiuto degli Stati, dobbiamo evitare i pericoli del top-down sopracitati senza dimenticare che abbiamo bisogno dell'autorità degli Stati per evitare abusi e slittamenti.

Per salvare il modello bottom-up che ha permesso il successo di Internet, conviene avere a mente una giusta rappresentanza del popolo di Internet (tecnici e utenti) di tutte le parti del mondo. Questo non è un obiettivo impossibile da raggiungere. Con qualche sforzo di creatività giuridica, si potrebbe progressivamente tendere a creare un modello di governance tripartitico. Delle strutture di questo genere già esistono, come, per esempio, il BIT (Ufficio Internazionale del Lavoro), creato dopo la prima guerra mondiale, che funziona da sempre con la struttura tripartitica "governi - datori di lavoro - sindacati".

D'altronde, per più di un secolo sono esistite organizzazioni internazionali sotto la protezione di un solo governo (come nel caso delle organizzazioni che hanno preceduto l'OMPI di quasi un secolo: i BIRPI o Uffici Internazionali Riuniti per la Protezione della Proprietà Intellettuale, che erano sotto la protezione della Svizzera).

La fine del MoU su ICANN e la soluzione scelta dagli Stati Uniti per la continuazione di ICANN lascerà sicuramente ai giuristi un ampio spazio di manovra per creare progressivamente, probabilmente in più tappe, un ordine che, auspichiamo, sia di carattere tripartitico e costituito da:

  • 1) utenti (con rappresentazione bottom-up e geografica),
  • 2) tecnici (anche con rappresentazione bottom-up e geografica) e
  • 3) governi.

La rappresentazione bottom-up delle due prime categorie potrebbe permettere, con diversi meccanismi aggiuntivi, di controbilanciare in parte i sistemi non completamente democratici di alcuni Stati, limitando così i rischi di top-down e permettendo un coinvolgimento dei settori pubblico e privato nelle governance. In questa situazione, il GAC potrebbe trasformarsi col tempo in un vero GPC (Government and Policy Committee) che tratterebbe delle questioni ovviamente devolute ai governi, come l'aiuto ai PVS, la sicurezza della rete e le funzioni regolatrici (nel senso anglosassone) ma senza gestione diretta di Internet.

Per una maggiore coerenza e razionalità, entrambe le parti (utenti e tecnici da un lato, governi dall'altro) potrebbero progressivamente accettare la creazione di un meccanismo giuridico ad hoc di consultazione obbligatorie su questioni di reciproca competenza, (vedi. ad esempio le fasi iniziali di dialogo istituzionale fra Parlamento Europeo, Commissione e Consiglio EU venti anni fa) sancito da resoconti periodici e pubblici di queste consultazioni.

Per una qualità tecnica in costante miglioramento: nel contesto di Internet, mi sembra assolutamente necessario non andare a modificare in maniera sostanziale una struttura di lavoro che ha dimostrato di funzionare efficacemente ed evitare di "incarcerare" i tecnici in una gabbia di normative: una struttura tripartitica di governance offrirebbe una cornice adatta poiché lascerebbe ai tecnici una libertà sufficiente, oltre a creare meccanismi di dialogo e di ascolto con gli utenti (e i governi per quanto è necessario).

I governi dei Paesi in sviluppo avrebbero anche un interesse a questo se, per esempio, in un sistema istituzionale aperto a collaborazioni con tutte le istituzioni che possono dare un contributo utile, organismi come l'OECD finanziassero programmi educativi per tecnici dei PVS, con la gestione, a secondo dei temi tecnici, di un Agenzia competente dell'ONU: OMPI, ITU, UNDP…

Conclusione

Per trovare un giusto equilibrio nell'Internet Governance, non bisogna esitare nel dimostrare della creatività giuridica, senza basare la propria azione su modelli tradizionali che prevedono la creazione di burocrazie pubbliche ogni volta che sorge un nuovo soggetto.

Le prospettive per la governance ideate nel presente contributo sono realizzabili con diverse varianti in tempi non troppo lunghi. Pur cercando di risolvere nell'immediato le questioni più urgenti come le richieste dei PVS (il fondo previsto dovrebbe rappresentare un passo soddisfacente) e la fine del MoU (in realtà su questo punto gli USA decideranno da soli), l'obiettivo per i paesi UE dovrebbe essere, secondo il mio parere, quello di un equilibrio progressivo nella governance tra governi, utenti e tecnici tramite una governance tripartitica.

È evidente che questo obiettivo richiederà del tempo per essere realizzato. Ma per avere qualsiasi normativa di qualità, le decisioni impulsive sono sempre controproducenti quando non c'è un consenso su nuove norme. In questo caso, è sempre preferibile una moratoria di un paio d'anni o, meglio ancora, dei passaggi progressivi che lascerebbero il tempo per la creazione di un sano equilibrio tra i gruppi interessati a un Internet robusto, in crescita, democratico e che sarebbe accettabile per tutti.

LAURENT MANDERIEUX

  • Laurent Manderieux, Visiting professor, Università L. Bocconi, Milano, docente di proprietà intellettuale in numerosi corsi e programmi universitari e di formazione aziendale;
  • consulente per Organizzazioni ed Aziende Internazionali, Corporate Image Consultant dell'Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (OMPI-Ginevra);
  • Capo dell'Ufficio per le Relazioni con i Media, le Imprese e le Università dell'OMPI (1991-98), Amministratore Giurista alla FAO ed all'OMPI per 14 anni;
  • le sue pubblicazioni più importanti riguardano il campo della proprietà intellettuale.
Quaderno WSIS 2005 indice
Manderieux