Antonio Anselmo Martino

  • Antonio Anselmo Martino, dottore in Legge e Scienze Sociali (ph. D);
  • dal 1983 al 1992 è direttore dell'Istituto per la documentazione giuridica del Consiglio Nazionale delle Ricerche con sede in Firenze.
  • Dal 1981 al 1987 è professore di Scienze Politiche al Corso di Stato Maggiore delle tre forze armate italiane.
  • Dal 1987 al 1993 è Presidente del FIRILITE (Federation of International Research Institutes on Law and Information Technology in Europe).
  • Dal 1970 al 1976 è Professore di Introduzione al Diritto presso l'Università di Buenos Aires e di Filosofia del Diritto presso l'Università dell'Haute-Normandie dal 1977 al 1979.
  • Membro della Commissione Informatica per la rete degli organi del CNR dal 1986 al 1993.
  • È stato Membro della Commissione Scientifica delle seguenti riviste:
    • Del derecho industrial, Buenos Aires;
    • Computer/Law Series, Amsterdam;
    • Artificial Intelligence and Law, Boston;
    • Law and Information Technology, Oxford;
    • Derecho de la alta tecnologia, Buenos Aires.
  • Curatore della collezione Logica, Informatica, Diritto della CEDAM.
  • Attualmente è Professore di Scienza Politica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Pisa;
  • Membro dell'Associazione Italiana di Intelligenza Artificiale;
  • Membro corrispondente dell'Academia Nacional de Derecho y Ciencias Sociales di Cordoba;
  • Membro associato del Center for Artificial Intelligence and Cognate learning of the University of Greenwich;
  • Direttore del Master in Scienza della Legislazione promosso dalle Università di Pisa e del Salvador, nella facoltà di Ciencias Jurídicas de la Universidad del Salvador en Buenos Aires;
  • Direttore del Manual del Digesto Juridico Argentino;
  • Membro del WE/EB-MD8 (EDIFACT Message Developmen Group Legal);
  • Direttore dell'Istituto Internazionale di Studi e formazione su Governo e Società promosso dalle Università di Pisa e Salvador a Buenos Aires;
  • Membro de la RCLS (Research Committee of Legislative Specialists) USA;
  • Direttore Scientifico della Scuola di Alti Studi per il Mercosur, con sede a Montevideo.

PREMESSA

"Parleransi e toccheransi e abbracceransi li omini, stanti dall'uno all'altro emispherio, e intenderansi i loro linguaggi"

[Leonardo Da Vinci, Codice Atlantico Profetie]

INTERNET È UN'ANARCHIA CHE FUNZIONA ?

Il presente Quaderno tratta dei temi giuridici, di practicies sociali e di public policy governative sul Governo della Rete, con riferimento a quello che sarà oggetto di attenzione nel Internet Governance Forum (IGF). Ovviamente questo riferimento ad uno specifico appuntamento nulla toglie alla pretesa doppia di fare un quadro dello stato dell'arte, particolarmente in Italia e alla pretesa di dare un orientamento, possibilmente europeo, se si può arrivare a delle conclusioni e raccomandazioni. Questo Quaderno deve essere essenziale, quasi laconico per la quantità e importanza dei temi da trattare.

Esiste una strana credenza, quasi magica e molto ingenua per la quale Internet funziona così, per arte del caso, grazie all'anarchia. Questa credenza è totalmente priva di fondamento. L'anarchia, per definizione, non funziona. Internet funziona sostanzialmente perché si seguono delle regole. In primo luogo regole tecniche per i collegamenti, le forme dei messaggi e tutti i livelli di sicurezza, completezza e integrità che i messaggi devono rispettare. Questa è la parte più prettamente sintattica, perché vincolata al funzionamento delle macchine che è fondamentale, nel senso primitivo del termine, ma del quale non ci occuperemo.

Vi sono altre regole che riguardano i comportamenti umani volti a dare un'organizzazione minima senza la quale la Rete non potrebbe funzionare. Di queste ci occuperemo noi, non nella loro totalità che esula da un modesto Quaderno, ma nella parte che riteniamo rilevante nell'attuale dibattito internazionale sull'argomento. Le regole sociali hanno non solo un aspetto sintattico, ma anche semantico - come vedremo subito - e sostanzialmente pragmatico; le regole hanno un solo destino: essere adempiute.

LA GOVERNANCE

In materia politologica si fa una netta differenza, nella letteratura dominante che è angloamericana, tra "governo", "governabilità" e "governance". La prima parola in italiano vuol dire troppe cose, ma in generale in qualsiasi lingua la nozione di governo può essere riferita all'organizzazione dello Stato che nelle costituzioni è parte ineludibile [1] .

La governabilità è relativa alla durata dei governi (sopratutto nei sistemi parlamentari) e in particolare alla possibilità di governare anche in situazioni di minoranza parlamentare. Questo vuol dire che i partiti politici e gli attori politici trovano più importante far funzionare un governo - anche in minoranza - e così rafforzare il sistema politico piuttosto che metterlo in crisi per tentare di andare loro al governo indebolendo il sistema politico. Gli esempi in Italia sono numerosi.

La "governance" invece consiste in tutte le azioni delle amministrazioni necessarie per far fare ai cittadini e alle imprese le azioni che abbisognano per compiere i propri fini. Quindi, la "governance" è positiva, come la governabilità e si verifica quando queste azioni amministrative tendono alla semplificazione e alla qualità, per esempio rendere più facile, più accessibile, più trasparente, più rapido l'ottenimento di un'informazione, la richiesta di un certificato, le autorizzazioni e sopratutto l'interazione con l'amministrazione in quelle azioni più complicate che hanno bisogno dei due attori. In Toscana si sente spesso "rigovernare la tavola", "rigovernare la casa" e persino "il fattore è andato a governare i buoi".

Queste azioni, molto lontane dalla parte celebrativa e fotografica del potere, sono fondamentali per poter permettere di realizzare poi tutte le cose che si devono fare nella casa o nel podere. In un modo semplice potrebbe essere presa come una buona definizione di governance "tutte quelle azioni che deve fare il detentore del potere per permettere alle persone e alle imprese di svolgere la propria azione nella società". Sostanzialmente si tratta di regole giuridiche ma, dato l'attuale orientamento della dottrina in materia politica e sociale, non abbiamo alcun ritegno in trattare le practices sociali e gli indirizzi politici che dai diversi paesi vanno verso la Rete e viceversa. Intendiamoci, ogni pratica sociale, e tale dovrebbe poter essere enunciata con parole, è una regola sociale.

Non vogliamo però immischiarci in problemi di definizioni e demarcazione di territorio normale tra le scienze e dentro le scienze sociali. La stessa parola "Governance" che adopera il titolo del Forum potrebbe essere oggetto di un dottorato di ricerca in Scienze politiche. In italiano vi sono grosse resistenze - condivise - a tradurre governance in "governo" per le molteplici accezioni che questa parola ha nella politica italiana. Gli spagnoli se la cavano molto bene con "gobernanza", diversa da "governo" e da "governabilità" [2].

INTERNET E LA POLITICA

Internet è una rete di reti poco strutturata, ma altamente pervasiva. Ormai non vi è parte della vita sociale e anche individuale dove non vi sia entrata. Ovviamente non ne può fare a meno la politica. Cominciò Al Gore, quando era vicepresidente di Clinton, ad aprire un portale presso la Casa Bianca dove offriva notizie e chiedeva l'interazione del pubblico.

Molti di noi abbiamo partecipato a quella epoca mitica nella quale la Casa Bianca ti rispondeva in una settimana. In poco tempo furono intasati da messaggi e cominciarono a filtrare, e ulteriori filtri durano fino ad oggi. Praticamente oggi tutti i sistemi politici hanno un loro portale come quasi tutti i partiti politici. Per le elezioni queste azioni si moltiplicano. Nel mese di luglio di questo anno c'è stata un'importante esperienza nelle elezioni primarie nordamericane: per due ore i candidati a presidenti democratici sono stati sottoposti a video domande prese da YouTube e diffuse in diretta dalla CNN.

Intendiamoci, non è per niente democrazia diretta, perché le domande venivano filtrate da Anderson Cooper della CNN. David Borman della catena televisiva ha detto di aver curato che lo show non degenerasse in farsa, ma "sentirete domande che noi giornalisti non sappiamo fare". Sfida Zach Kemp, un ragazzo biondo di Utah, mentre la sua faccia riempiva uno schermo gigante di televisione. "Siate onesti. Che cosa farete di diverso dagli altri politici a Washington? Cosa vi farà più efficaci degli altri che promettono e non adempiono?" I candidati hanno provato a difendersi. Hillary Clinton, Barack Obama, John Edwards e gli altri 5 pre candidati democratici hanno dovuto rispondere a domande che per la prima volta, con video fatti in casa e messi su Internet YouTube, essi avevano in diretta.

La madre di un soldato domanda "quanti ragazzi devono morire ancora prima che i democratici cessino di dare priorità alla politica al di sopra delle loro coscienze, con riferimento all'Irak". Per carità non si tratta di democrazia diretta [3] né molto meno, però è un mezzo attraverso il quale molti possono arrivare a quei pochi che devono decidere o che si presentano in lizza per governare. La circolazione delle idee e uno spazio per la discussione sono il primo tassello di un'organizzanda democrazia diretta. Internet lo può iniziare, con luci ed ombre. Il mezzo è molto potente e questo rende il suo studio serio un imperativo. Tutte le cose che sono possibili tecnologicamente devono essere fatte? Quali i criteri per scegliere?

LA POLITICA IN INTERNET

È in termini politici un problema di poteri: chi fa le regole, come le fa, cercando quali obbiettivi, chi le interpreta per l'applicazione, quale diritto è applicato, chi e l'autorità dirimente se ci sono conflitti, chi controlla i controllori. In altri termini i problemi toccati da questo Quaderno sono molto simili a quelli costituzionali: una costituzione ha due parti: una necessaria, relativa alla distribuzione dei poteri, le facoltà e le giurisdizioni; l'altra, non necessaria, però più importante: la dichiarazione dei valori che saranno sostenuti e che sorreggeranno tutta la struttura giuridica. Se volete, la dichiarazione dei diritti fondamentali.

Ebbene, tutte e due le parti sono discusse in questo momento e fanno parte del Quaderno: chi fa le regole di Internet, come le fa, quali sono gli applicatori e i controllori, quali gli obbiettivi che si devono prefiggere al fine di arrivare a soluzioni universali, generalmente accettate e che facciano funzionare al meglio la Rete. Alcuni problemi affondano le loro radici nella più antica tradizione giuridica. E qui una prima avvisaglia: se Internet è planetaria vi sarà una pluralità di culture giuridiche in competizione - quindi le soluzioni devono tener conto dei contesti e delle consuetudini.

Per questa ragione il primo diritto ad affermarsi in Internet è quello relativo ai mercanti, la lex mercatoria. Perché tutti la adoperano prima e senza Internet. Ma la Rete ha creato nuove situazioni che vanno affrontate anche in questo campo, come per esempio la legge e la giurisdizione applicabile. All'inizio ci muovevamo molto con la Convenzione di Vienna del 1980 relativa alla compravendita internazionale. Dopo, le imprese (sopratutto nordamericane, che sono quelle che più uso fanno del commercio elettronico) hanno incominciato a capire che imporre la propria legge e la propria giurisdizione al compratore costituisce per loro una sicurezza a patto che si mantenga un monopolio. Non appena le prime imprese (minori, alcune piccole imprese) hanno incominciato ad offrire l'applicazione delle leggi e la giurisdizione del compratore, questo non ha avuto dubbi, anche con sovrapprezzo si sentiva più tranquillo comprando in queste condizioni.

Oggi possiamo dire che la legge ferrea del mercato ha trasformato quelle eccezioni in regola e sono eccezionali invece le imprese che impongono la loro legge e la loro competenza. Questo però ha provocato una discriminazione tra paesi, ingiusta dal punto di vista dell'eguaglianza ideale, ragionevole di fronte ai comportamenti concreti. Una clausola che vediamo spesso dice che il prodotto tale non si venderà nei paesi X, Z o W. Ed è ragionevole che, se un paese non ha leggi stabili né tribunali affidabili, i mercanti non si fidino e quindi non vendano lì. Credito viene da "credere" e sempre di più trionfano quelle comunità e quei settori dove la parola ha un senso, nonostante i vantaggi innegabili delle firme digitali e quant'altri requisiti possibili.

IL GOVERNO DELLA RETE

Chi detta le norme di organizzazioni (costitutive o costituzionali) di Internet e come lo fa è oggetto di dibattito: per la storia particolare di questa rete, il Dipartimento del Commercio degli USA è uno di questi fautori e controllori; poi è nato interesse da parte di altre organizzazioni, sopratutto di tipo intergovernativo, nelle quali hanno rappresentanza tutti i governi. Vi è una via intermedia che considera che le cose si metteranno pian piano d'accordo tra i paesi ma non escludendo il servizio privilegiato degli USA perché altrimenti ogni cambiamento significherebbe una dura battaglia.

E la cosa più importante è mantenere il funzionamento, la diffusione e la crescita della Rete. Internet è una rete di reti; per questo la si chiama "la madre di tutte le reti" o "la Rete" con maiuscola. Tutta Internet funziona grazie al fatto che vi sono i protocolli TCP/IP e, in senso stretto di governance ma anche di governo della rete, grazie alla gestione del sistema di indirizzamento che è il solo che consente l'unicità garantita di un fenomeno globale. Gli attori principali sono l'ICANN, ISOC, WIPO e ITU. Su questi attori e sui rappresentanti dei governi nazionali gira la possibilità di intervenire per fissare i criteri che consentono alla Rete di funzionare, attraverso la migliore collaborazione degli enti citati. In senso largo la governance di Internet ha a che fare con tutti i problemi giuridici che sono affrontati localmente dagli stati nazionali, globalmente attraverso strutture sopranazionali, o direttamente attraverso trattati. La collaborazione e la competizione vanno di pari passo ed è necessario trovare soluzioni che soddisfino gli interessi contrapposti che si contendono la nuova isola, ma che allo stesso tempo reggono alle dure repliche della storia (nel dire di Hegel).

Se per un paese è difficilissimo trovare "l'interesse comune", immaginiamoci per una comunità globale. Qui gli attori sono l'Unesco, l'Internet governance Forum dell'Onu, l'OECD, il W3C, oltre ai già citati. Ma potremmo generalizzare a molte delle associazioni nazionali che si occupano del tema specifico delle regole in Internet e più largamente a tutte le organizzazioni giuridiche e mi spingerei a dire ai giuristi che sono interessati a questo nuovo diritto che le nuove tecnologie hanno fatto nascere. E i temi che devono essere trattati sono tutti i temi che hanno un sottratto giuridico e hanno a che fare con Internet.

Ad esempio, una riunione di pedofili in Second Life è delitto? In caso affermativo, dove? Giudicato con quali norme? Ma anche: cosa devo conservare dei miei dati bancari per avere diritto alla restituzione se c'è un hacker? Quale la responsabilità civile della banca? Con quali prove posso provare un trasferimento elettronico di fondi?

Tutti gli interventi sul diritto in Internet hanno un aspetto altamente tecnico, quindi conviene non intervenire senza una previa consultazione con esperti nel settore. Se si considera la normativa introdotta nella finanziaria italiana destinata a "Rimozione dei casi di offerta in assenza di autorizzazione attraverso rete telematiche che si applica ai fornitori di connettività nella Rete", lo scopo della legge è impedire a chi non ha ricevuto autorizzazione dell'Amministrazione Autonoma di Stato avere siti per giocare on-line. A tal fine l'Amministrazione fornisce un elenco di siti che i provider di accesso devono filtrare e rendere inaccessibili cambiando il record di registrazione nell'area indirizzi (domini), ma l'unico modo di rendere invisibile un'informazione autoritativa è quella di impedire l'accesso (via indirizzi IP filtrati) ai nomi assegnati dai registri autorizzati e in questo modo il "filtro IP" impedisce l'accesso ad interi server che sono autoritativi per centinaia di altre destinazioni; è quindi inattuabile perché oscurerebbe centinaia di altri servizi oltre a quello che si intende realmente oscurare [4], come sostiene l'Associazione ISOC Italia.

Nel ventunesimo secolo non c'è spazio nella governance nazionale per sbagli di tipo tecnico tali da rendere inattuabile una norma giuridica. Il legislatore non ha più quei margini di tempo che in passato consentivano di rimediare a degli errori anche grossolani. La velocità è una parte integrante importante della nozione di Società dell'Informazione e questo implica dei limiti di tolleranza al fallimento sia da parte pubblica che privata o della società civile.

LE REGOLE GIURIDICHE DI INTERNET

Il tema centrale è costituito dalle regole, quali contenuti devono avere? chi le fa adempiere?. E se non vengono adempiute quali sono le sanzioni? Anche in questo campo si pretende normalmente di far scegliere tra soluzioni contrapposte. Questo sembrerebbe veramente facile. Invece, le scelte bisogna trovarle nell'universo dei grigi che vanno da una soluzione molto scontata ad un'altra, opposta, altrettanto scontata con una miriade di possibilità intermedie che sono - generalmente - quelle più attuabili.

Trattandosi di un fenomeno globale [5] esso comporta molti problemi di contestualizzazione del diritto e internazionalizzazione - là dove possibile - di esso. La lex mercatoria è un buon esempio, ma il diritto si evolve velocemente per forza delle trasformazioni sociali e delle nuove tecnologie non solo nel diritto commerciale, ma anche in quello amministrativo e man mano in una zona intermedia che va cancellando i vecchi confini tra il pubblico e il privato, come ad esempio i diritti del consumatore. Internet ha una sua storia che ha determinato - come spesso avviene nei sistemi giuridici - una forma di governo e un modo di governare.

Contemporaneamente, l'allargamento a mezzo di comunicazione universale di ciò che era nato come una rete accademica, comporta tanti e così profondi cambiamenti che vale la pena interrogarsi su dove siamo e l'immancabile pretesa di sapere dove vorremo essere. Il multilinguismo è un fatto e più paesi sono impegnati massicciamente, più impellente diventa il problema. Il multilinguismo non può essere evitato e contemporaneamente vanno trovati i mezzi di inserimento per la vasta gamma delle lingue parlate in Internet.

Un altro problema non piccolo consiste nel dare un trattamento giuridicamente corretto alle nuove figure che attraverso Internet nascono: i provider, gli host, le pagine web, i blog. E come catalogare con le vecchie teorie i nuovi problemi? Per esempio: c'è un delitto informatico? Nel caso affermativo, quale è il bene giuridico protetto? O piuttosto deve parlarsi dei vecchi delitti che ora sono fatti attraverso la rete, come la truffa del phishing, etc. Ma senza menar il can per l'aia, i temi impellenti continuano ad essere: chi governa Internet? con quale tutela? con quale possibile o probabile sbocco? i rapporti delle politiche nazionali e sopranazionali come si esprimono? e quale effetto hanno sull'interlocutore privilegiato che è il governo della Rete? In mezzo ci stanno una miriade di temi che nascono appunto da questa situazione nuova di un mezzo che salta le frontiere e che mette in discussione il già maltrattato tema della sovranità nazionale.

Un'alzata di scudi di sovranità nazionali farebbe finire Internet, ma Internet ha dei mezzi tecnici per perforare lo scudo delle sovranità nazionali. Si deve trovare un accordo: è un caso curioso di forze opposte di diversa natura che non si possono equilibrare né dare una battaglia finale. In primis i nuovi diritti e doveri - sempre considerando che, se c'è un diritto, qualcuno è obbligato a fare qualcosa, altrimenti si tratta di una mera dichiarazione. Ma i nuovi diritti nascono così: all'inizio sono dichiarazioni; nella prassi poi vanno trovando le proprietà specifiche che le conflittive ontologie giuridiche vanno consentendo. Il tema è di primaria importanza per il numero delle persone coinvolte e per la cogenza che queste esigono come condizione dell'espansione della rete.

INTERNET HA UN SUPPORTO TOTALMENTE MATERIALE

Poi un tema che per i giuristi è stato fin ora letale: tutto Internet, dai "dischi rigidi" (hard disk) dove risiede il messaggio, ai mezzi più svariati di trasmissione fino agli host e poi agli strumenti per la derivazione ad un utente, è tutto maledettamente materiale. È materiale l'orientamento dei nuclei di ferrite che costituiscono il documento nel "disco rigido" della macchina, è materiale la conformazione in pacchetti di trasmissione, è materiale la trasmissione, è materiale il luogo del host, è materiale l'indirizzo del ricevente. Materiale vuol dire che ha una corposità nel tempo e nello spazio, che può viaggiare, ma anche in un mezzo materiale che è l'energia. Per molti addetti ai lavori queste sono ovvietà.

Non lo sono nel mondo giuridico dove si pensa, si ipotizza, una sorta di immaterialità intrinseca al digitale, il che comporta nelle ontologie giuridiche delle cantonate straordinarie. Essendo materiali i documenti elettronici rientrano nella definizione di documento di Carnelutti [6] e possono essere danneggiati, sottratti, rubati, etc. E hanno bisogno di un luogo fisico di riferimento: se si ha una pagina web si deve avere un dominio. Questo comporta problemi molto seri di controllo e sicurezza da una parte, di rispetto della privacy dall'altra.

Una parte importante di questo Quaderno si occupa di quanta sicurezza rispettando quanta riservatezza [7]. Occupandoci dei diritti non possiamo ignorare il fatto che per una grande parte dell'umanità l'accesso a Internet non si pone nemmeno come diritto, dato che non si pone dal punto di vista fattivo: non hanno reti, non hanno computer. In casi di estrema povertà il famoso diritto del consumatore diventa un diritto al consumo, seppure non esista ancora una letteratura consistente sul tema. Una osservazione aggiuntiva: alcuni diritti, come quello al consumo, attraversano tutte le discipline giuridiche dal diritto privato all'amministrativo dimostrando che il mutamento sociale produce profondi cambiamenti nelle discipline sociali che lo regolano.

Una considerazione elementare consiste nel fatto che ogni invenzione umana importante è al contempo pericolosa. Quasi si potesse dire che l'importanza di una scoperta scientifica è misurabile in termini della sua pericolosità. La più grande scoperta del secolo scorso - la fusione atomica - è allo stesso tempo la più pericolosa. Internet non può evadere da questa logica. Internet è pericolosa e, attraverso Internet, si possono commettere dei danni a cose e persone (delitti) dei quali abbiamo solo un panorama incompleto.

INTERNET FUNZIONA ANCHE GRAZIE ALLA SOLIDARIETÀ E LA COLLABORAZIONE

Ma non tutti sono problemi. Come nella vita, in Internet c'è la spietata competizione che comporta un occhio vigile verso gli abusi, ma anche una cooperazione che rende molti traguardi possibili grazie all'aiuto di molti e di tecniche di lavoro non conflittuali dove il profitto di uno non è necessariamente la perdita di un altro ma il guadagno (non necessariamente paritetico) di tutti.

La cooperazione in forum di discussione e gruppi di lavoro comuni sono un mezzo importante per raggiungere traguardi dei quali beneficiano tutti. Internet è una parte della vita moderna, quindi con le sue caratteristiche di lotta tra la regolazione e la forza.

La posizione aristotelica dell'orror vacui è stata sconfessata con la spiegazione di Torricelli sulla pressione atmosferica ma, nel mondo politico e giuridico, forse possiamo dire che c'è un orror vacui: quando il privato si può fare uno spazio, dentro, accanto o contra legem, se lo fa. Poi il problema è ristabilire gli equilibri, il che risulta difficile.

Il tema dell'assegnazione dei domini sembra un fatto meramente di catalogo, ma nasconde molto di più: battaglie spietate per una sigla come per esempio "ue" che l'America latina, dove si terrà il prossimo Internet Governance Forum, non è mai riuscita ad ottenere. La risoluzione per pochi voti contraria alla sigla "xxx" e le beghe che ci sono in questo momento in Cile perché un signore, Andrés Chapero, ha ottenuto il sito youtube.cl, contestato oggi dalla importante impresa americana, YouTube.

NOTE

[1] Vedi il paragrafo "La politica in Internet".

[2] Pare che Macchiavelli avesse usato la parola "governismo", ma è una citazione di seconda mano che faccio da una conferenza del Presidente della Regione Toscana, Martini, a Buenos Aires.

[3] Per il tema della democrazia diretta ci sarebbe molto da discutere: primo se è possibile, poi se è desiderabile, poi ancora come giocano la coppia "rappresentanza/partecipazione", vale a dire rappresentare chi? Partecipazione di quanti, e come?

[4] Posizione della sezione italiana di Internet society (ISOC Italia) in merito al filtraggio dei siti che offrono "gambling on line"

[5] Non staremo qui a discutere se c'è o non c'è la globalizzazione. Pensiamo che il solo fatto dell'esistenza di Internet mostra globalizzazione.

[6] "Cosa rappresentativa di una situazione giuridica"

[7] Le Patriot Act americane hanno mostrato fino a che punto il diritto dell'individuo può essere vanificato per un valore di scurezza nazionale, anche in un paese tradizionalmente liberale.

Aspetti giuridici IGF 2007
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