HAPPY BIRTHDAY INTERNET SOCIETY !

CAPITOLO IV "PENSA GLOBALMENTE AGISCI LOCALMENTE"

4.2 America Latina, Nazioni Unite e l' Internet Society
4.2 Latin America , United Nations and the Internet Society
Enzo Puliatti
  • Internet, vent'anni dopo...
  • Correva l'anno 1986 quando la mia carriera di funzionario internazionale delle Nazioni Unite, appena iniziata da qualche mese in Brasile, fu sconvolta da due eventi risultati determinanti per il mio futuro: l'arrivo in ufficio di un fiammante IBM AT che apparve un bel giorno in una stanza a lui dedicata, proprio di fronte al mio ufficio, e la scoperta dell'esistenza delle reti di computer, allora tante, complesse e non del tutto interconnesse.
  • La scoperta di un modem Hayes 300, con il quale, in un paio di settimane, riuscii a configurare e collegare la rete brasiliana X.25 e l'incontro con un gruppo di "technology freaks", alcuni dei quali fuoriusciti dallo Xerox Parc, che avevano deciso di cambiare il mondo usando le reti per portare in giro per il mondo pace e messaggi sull'ambiente, fecero il resto per cambiare la mia vita.
  • Meno di due anni dopo mi trovavo a New York con la responsabilità, fra le altre cose, di gestire un piccolo progetto che aveva come obiettivo espandere Internet nei paesi in via di sviluppo. Naturalmente è difficile capire cosa ciò voleva dire per chi non ha vissuto quei tempi.
  • Eravamo ancora molto lontani dal www e molte reti erano in competizione con Internet, sia reti accademiche come Bitnet, sponsorizzata da IBM, che reti proprietarie come DECnet ed altre, quelle "ufficiali" come X.25, che vedevamo ormai come dinosauri.
  • A quei tempi una linea IBS satellitare internazionale da 64Kb poteva costare fino a 50.000$ ed erano pochissime le organizzazioni che se lo potevano permettere, praticamente nessuna nei paesi in via di sviluppo.
  • Bisognava quindi trovare soluzioni creative, come il condividere una linea esistente, come successe in Ecuador, dove il proprietario del Banco del Pacifico, il cui figlio era stato salvato negli USA da un dottore che aveva usato la rete per ottenere informazioni su come curarlo, decise di lasciare utilizzare agli "attivisti" di Internet ecuadoriani la linea della banca - dall'Ecuador alla Florida - di notte, quando non c'era traffico.
  • In Bolivia l'intero paese condivideva un canale satellitare con l'ufficio dell'ONU, potendone usare tutti i 64 Kb quando, come il telefono, non era occupato.
  • Oppure bisognava ricorre ai "metodi di guerriglia" istallando dei PC che utilizzavano il protocollo UUCP di Unix e dei modem Telebit per permettere di scambiare email con una certa efficienza anche su linee telefoniche internazionali di bassa qualità.
  • Naturalmente questo permetteva solo scambio di mail, ma anche così ci si arrangiava, mettendo in piedi gateways che permettevano addirittura l'accesso remoto a database, come quello ambitissimo del National Health Institute di Bethesda: con tre o quattro email, nel giro di un paio di giorni, si poteva sperare di mettere le mani su un ambito articolo impossibile da ottenere in hardcopy in un paese in via di sviluppo.
  • Un bel successo!
  • Un bel giorno ricevetti la visita nel mio ufficio di Larry Landweber. Aveva sentito parlare del mio lavoro e mi chiamava "il Giovannino Semedimela" dell'Internet perché anch'io andavo in giro per il mondo "seminando" Internet, come Gionvannino faceva con le mele, secoli fà.
  • Larry lavorava allora alla sua famosa "Internet Map" ed era ansioso di aggiungere nuovi paesi: niente di meglio che attingere ai nuovi paesi emergenti, completamente assenti dalla sua cartina.
  • Mi invitò a partecipare a INET91 a Copenhagen, dove io mi offrii di organizzare un evento dedicato ai paesi in via di sviluppo.
  • Fu allora che mi mise in contatto con Stefano Trumpy, che per una strana coincidenza anche lui italiano, si dedicava a portare Internet soprattutto in Africa.
  • Furono tempi davvero eccitanti. Larry mi presentò al Gotha dell'Internet: Vint Cerf, Dave Farber e molti altri, così come a "mecenati" come Eric Benhamou, di 3Com ed altri.
  • Un bel giorno, qualche mese prima della riunione di Copenhagen, Larry venne nel mio ufficio con una busta con dentro 25.000$ in contanti da usare per portare a INET91 i miei "ragazzi" dal sud e centroamerica.
  • Dovevo solo segnare le spese in un blocchetto notes e tutto era fatto. Per un funzionario delle Nazioni Unite, abituato alla peggiore delle burocrazie per spendere anche un centesimo, quello era un vero sogno!
  • Ebbi anche vari incontri con Stefano e ci trovammo in grande sintonia, anche se lui, grazie alle risorse un progetto di cooperazione con l'UNESCO poteva fare cose che per me erano davvero difficili, come per esempio finanziare un link satellitare dedicato.
  • Io invece continuavo ad andare in giro per il mondo contrabbandando computer e modem Telebit Trailblazer comprati usati all'ingrosso in grandi magazzini della Silicon Valley.
  • Senz'altro una delle più grandi soddisfazioni fu "portare" Internet a Cuba nel '91. Andai con Ted Hope, un ragazzo nordamericano che abitava in Costa Rica.
  • Ci incontrammo quasi furtivamente a Miami per prendere un volo per l'Avana che non pensavamo che esistesse ma era proprio lì: un aereo di American Airlines che partiva alle 5 del mattino e volava a l'Avana come un charter operato da un'agenzia di viaggi.
  • Noi eravamo lì, con i nostri modem Telebit e una workstation Sony in formato laptop da una decina di chili. Ancora più incredibile: tutto era stato ufficialmente dichiarato alle dogane americane.
  • All'arrivo all'Avana ci fu un grande ricevimento organizzato dal CENIAI, un organo dell'Accademia delle Scienze Cubane, preposto alle comunicazioni.
  • Ted si mise immediatamente al lavoro. Trovammo un paio di computer IBM compatibili; Ted istallò UNIX Interactive ed i nostri colleghi del CENIAI scoprirono che non era necessario scrivere un programma di mail da zero, come stavano già facendo, ma potevano utilizzare gli strumenti già disponibili su UNIX.
  • Chiaro è che a quei tempi UNIX non si poteva esportare ufficialmente dagli Stati Uniti. Dopo un paio di giorni la mail scorreva fluida (o quasi) grazie a un collegamento UUCP su una linea dial-up. Un server chiamava dal Canada due volte al giorno, quando andava bene, per trasferire tutte le mail in entrata ed uscita.
  • Nello stesso anno ci fu un altro interessante aneddoto che mostra quanto fossero difficili quei tempi. Dopo una delle mie missioni in Costa Rica, ricevetti una telefonata del rappresentante delle Nazioni Unite in quel paese, anche lui italiano.
  • Mi chiese cosa avessi fatto nell'ultima missione; risposi che si trattava delle solite cose: riunioni con l'università e con diverse organizzazioni non governative per mettere in piedi la rete nel paese.
  • Lui mi disse di avere ricevuto una telefonata dal Ministro di Scienza e Tecnologia che gli aveva esplicitamente proibito di farmi tornare nel paese visto che stavo cercando di portare loro delle strane tecnologie (Internet...) che a loro non interessavano.
  • INET91 fu un successone: Stefano ed io portammo un gran numero di "agitatori" che, dopo essere stati formati a dovere, tornarono nei loro paesi come veri e propri missionari, o meglio, agit-prop.
  • Visto il successo del lavoro fatto in occasione di INET91, si raccolsero ancora più fondi per la riunione INET92 prevista l'anno successivo a Kobe, in Giappone.
  • Stavolta non fu necessaria la busta con i soldi ed il quaderno per annotare le spese, visto che George Sadowsky, della New York University, si offrì per la gestione amministrativa del gruppo dei paesi in via di sviluppo.
  • Sono passati vent'anni da INET92. Da allora in poi lo sviluppo dell'Internet assunse una dimensione completamente diversa: era finita l'Internet dei pionieri e cominciava, anche grazie al consolidamento del WWW e all'apparizione di Mosaic, il primo browser che si potesse considerare tale, la crescita esponenziale dell'Internet commerciale che esplose effettivamente a partire dal '95.
  • Lentamente, dal '93 in poi, tutti i grandi attori del settore delle telecomunicazioni cominciarono a fare la loro apparizione, a cominciare da MCI, che ebbe la lungimiranza di far rientrare Vint Cerf, che aveva lasciato l'azienda nel 1986, fra le sue fila; a seguire Uunet, quello che personalmente considero il primo ISP che si potesse chiamare tale e che era rapidamente evoluto da fornitore "alternativo" di servizi UUCP completamente gratuiti fino a risultare il più importante fornitore di servizi IP degli Stati Uniti, superando di gran lunga MCI e Sprint, prima di essere acquistata da WorldCom nel '96.
  • Io decisi di abbandonare quello che era stato il mio ruolo attivo nella crescita dell'Internet, mantenendo nei miei ricordi la soddisfazione di avere aiutato paesi come Bolivia, Cuba, Nicaragua, Perù, Ecuador e molti altri a creare un nucleo di attivisti che riuscirono ad avere le conoscenze e gli strumenti necessari per creare l'embrione di quello che sarebbe poi stato Internet nei loro paesi, o di aver permesso a ONG e strutture accademiche di fare lo stesso in paesi più sviluppati, come Argentina, Colombia, Venezuela, Uruguay, Costa Rica ed altri.
  • Così fu permesso uno sviluppo della rete senz'altro molto più democratico di quello che avrebbero avuto se questo fosse stato lasciato completamente in mano alle Telecom o ai governi.
Happy Birthday ISOC
index