A cura di Giorgio Giunchi Joy Marino Stefano Trumpy
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Presentazione 04 Giugno 2014 Roma Camera dei Deputati

2. e-democracy

False percezioni e falsi miti

bio

Antonio A. Martino

  • La democrazia è stata sempre un sistema in minoranza tra le forme di governo.
  • Solo oggi molti Paesi dichiarano di essere democratici, ma quando si analizzano i criteri che li sorreggono, balza subito agli occhi che vengono a volte a mancare i pilastri su cui si fonda la democrazia. La democrazia ha bisogno di condizioni minime per essere assunta come tale:
    • a) la partecipazione politica del maggior numero di persone,
    • b) l’uso della regola della maggioranza,
    • c) i diritti di partecipazione comunicativa sia individuale che tra cittadino e pubblica amministrazione,
    • d) protezione permanente dei diritti civili all’interno della sfera democratica,
    • e) controllo delle decisioni del governo,
    • f) elezioni regolari e pulite,
    • g) suffragio uguale e universale, vale a dire “una testa, un voto” e votano tutti salvo i minorenni e quelli specificamente discriminati per legge,
    • h) tutti hanno diritto di presentarsi alle elezioni come candidati,
    • l) diritto alla libera espressione,
    • m) diritto delle minoranze di fronte alle maggioranze,
    • n) possibilità di formare soggetti collettivi per presentarsi alle elezioni [1].
  • Come sostiene Bobbio [2], i valori ai quali s’ispira la democrazia sono: la libertà e l’uguaglianza.
  • Naturalmente, però, si deve rilevare il necessario equilibrio di codesti principi perché la massimizzazione di qualsiasi valore va in detrimento degli altri.
  • La democrazia può essere descritta come un insieme di clausole di comportamento ma l’implementazione di valori massimizzati metterebbe in discussione la piena realizzazione di queste clausole all’interno del sistema democratico.
  • Detto in altro modo, le clausole enunciate per produrre democrazia possono essere realizzate in modo da rendere facile la verifica della loro soddisfazione; i valori, invece, hanno bisogno di ponderazioni e quindi sono difficilmente controllabili con una verifica empirica.
  • In merito alla democrazia, si è sempre parlato di democrazia diretta o rappresentativa.
  • L’animus della prima risiede nella consapevolezza che ogni cittadino può partecipare direttamente alle decisioni; la seconda, invece, richiede un mandato o delega del cittadino a un suo rappresentante.
  • Notevoli discussioni sono sorte in merito alla natura del mandato, ossia se esso sia imperativo, permanente o reversibile. In conformità a ciò che è stato detto prima e ai principi enunciati, si preferisce una democrazia rappresentativa, seguendo Bobbio che considera non ottimale una democrazia diretta per grandi masse di persone.
  • Oggi, col mutamento dei mezzi di comunicazione nasce un nuovo modo di democrazia che molti chiamano “liquida”.
  • Per democrazia liquida si intende la commistione di democrazia rappresentativa e democrazia diretta [3].
  • Per esempio il Comune di Milano opera attraverso un sistema di democrazia rappresentativa ma è stato sviluppato uno strumento software “Open Deliberative Community Networks (DCN)”, per il quale i cittadini di Milano possono praticare la democrazia diretta andando a vedere quali sono i temi all’ordine del giorno nella Giunta comunale e proponendo sostegni, critiche o modificazioni.
  • Ci sono molti strumenti software per fare democrazia liquida, però ognuno contiene al suo interno almeno un difetto, dovuto alla consapevolezza che alla base ci sono degli strumenti di scelta collettiva che hanno dei problemi quando le scelte sono più di due.
  • Il più noto è Liquidfeedback che è un software libero studiato per raccogliere e promuovere la formazione di opinioni condivise all’interno di una comunità.
  • Il software si propone di creare una descrizione accurata delle opinioni espresse dai membri della comunità, senza che sia alterata da gerarchie sociali e dalle disparità di conoscenze nei partecipanti.
  • Lo strumento adopera criteri di selezione per le votazioni in modo da evitare che due proposte divergenti siano approvate.
  • Ogni individuo è incoraggiato a promuovere le sue iniziative oppure dare la sua rappresentanza a un’altra persona che ritiene più idonea nella materia da trattare.
  • Il primo mito che cade è quello dei molti regimi che si dicono democratici perché la parola oggi ha una buona reputazione [4].
  • Persino il governo di Francisco Franco, in Spagna si dichiarava democratico.
  • Il secondo mito che cade è quello del mandato imperativo nella democrazia rappresentativa.
  • Partendo dal presupposto che l’eletto è il candidato e non il partito, si sono creati veri e propri casi di trapasso di un candidato da un partito ad un altro all’interno della stessa legislatura [5].
  • La democrazia rappresentativa si basa sul presupposto che il popolo esercita la sua sovranità attraverso il voto eleggendo dei rappresentanti e conferendo loro una delega ad agire per proprio conto.
  • Secondo la consuetudine seguita finora, i rappresentanti, una volta ricevuta questa delega, la esercitano fino alla successiva tornata elettorale secondo quello che a loro giudizio è l’interesse del Paese.
  • Non è previsto un confronto in tempo reale con i rappresentati.
  • Le elezioni sono eventi discontinui, fanno il computo delle opinioni, stabiliscono chi governerà, ma assai meno il contenuto del governare.
  • Ovviamente i governanti ricorrono sempre a verifiche per capire come cambiano le opinioni rispetto alle attività legislative ed esecutive.
  • Si tenga conto che la prerogativa di prendere decisioni è di chi governa, non di chi è governato.
  • Ma il presupposto era, nel passato, di una società che era informata attraverso mezzi di comunicazione di massa, di partiti con un programma e delle scadenze, con ideologie dichiarate.
  • Tutto questo è venuto meno: la società s’informa di più attraverso la Rete che attraverso i media tradizionali; i partiti stanno perdendo rappresentatività in tutto il mondo e le ideologie si sono tanto assottigliate da sembrare ombre d’ideologie.
  • Il mandato è messo in discussione e i rappresentati vorrebbero qualche verifica attraverso la rete durante il periodo di rappresentanza, verifica che prima si faceva all’interno dei partiti.
  • Il terzo mito a cadere è quello della rappresentatività dei partiti politici.
  • Questi hanno perso le caratteristiche che lo facevano un punto fondamentale tra elettorato e governo.
  • La crisi della democrazia rappresentativa è stata accelerata dalla crisi e dalla scomparsa dei partiti ideologici tradizionali, i quali, nella fase di assestamento della democrazia moderna, avevano giocato il cruciale ruolo di raccordo tra le istituzioni e il cittadino, organizzando il consenso e, contemporaneamente, controllando i rappresentanti.
  • Le possibilità di democrazia liquida in Paesi come l’Italia e la Germania sono altissime perché ci sono dei partiti che stanno adoperando piattaforme di democrazia liquida come il Partito Pirata e il MoVimento 5 Stelle. Inoltre, in molti comuni si sta cominciando ad adoperarla; quindi è un problema di tempo di abituarsi a usare le due forme di democrazia e non voler risolvere il tutto con una sola.
  • In America Latina Internet è adoperata ancora da una minoranza di cittadini e i partiti politici non le prestano alcun interesse. Il caso più sviluppato è quello del Brasile, dove hanno potuto realizzare dal 1989 il bilancio partecipativo prima in Porto Alegre e poi in quasi tutte le grandi città.
  • Esso fu proposto anche in altri Paesi della Regione come Argentina, Uruguay, Chile e Peru, e reso obbligatorio, attraverso una legge, in Messico ed Ecuador.
  • Il Brasile ha una politica di Stato in riferimento a Internet che parte dal governo elettronico ed arriva ai tribunali informatizzati, quindi è prevedibile che in non troppo tempo la democrazia liquida possa essere realizzata.
  • In Brasile il voto è elettronico in tutto il Paese, che ha una superficie di 8 milioni di km2 e più di 200 milioni di abitanti.
  • La caduta di falsi miti e false percezioni ci riporta nel nuovo secolo con una democrazia rappresentativa zoppa e una diretta ancora incompiuta.
  • È, infatti, il tempo della democrazia liquida.

Note Bibliografiche

  • [1] Dati liberamente presi da diversi testi e lezioni che l’autore ha sentito direttamente da Norberto Bobbio
  • [2] Il futuro della democrazia, 1984
  • [3] E dovuto al sociologo Zygmunt Bauman il concetto di modernità liquida per definire lo stato fluido e variabile della società attuale senza valori solidi e sommersa dall’incertezza per la grande rapidità dei cambiamenti. Ciò che prima erano nessi potenti ora sono lacci provvisori e fragili.
  • [4] In Macchiavelli, XXXIV del libro 1 M Discorsi porta il significativo titolo «L’auturitá dittatoria fece bese e non danno alta Repubblica romana». Ma aveva due limiti: non poteva eccedere i sei mesi e neppure la data del mandato del console che la decretava.
  • [5] Probabilmente il record appartenga a Irene Pivetti che transitò per ben 8 gruppi parlamentari. Un politico argentino di cognome “Boro-coto” riuscì a far diventare un verbo il suo nome come sinonimo di transfuga dei partiti “borocotizar”.
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