A cura di Giorgio Giunchi Joy Marino Stefano Trumpy
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Presentazione 04 Giugno 2014 Roma Camera dei Deputati

1. Internet: lo strumento

Oltre gli open data

bio

Alfonso Fuggetta

1. Il ruolo delle amministrazioni pubbliche

  • Una nazione può dirsi realmente moderna e civile solo quando dispone di amministrazioni pubbliche aperte, trasparenti ed efficienti.
  • È una affermazione per certi versi fin ovvia, per altri assolutamente essenziale e per molti ancora tutt’altro che scontata.
  • Troppo spesso, infatti, non si coglie l’importanza di avere amministrazioni pubbliche di qualità e, anzi, si vive la loro stessa esistenza come un problema, un retaggio del passato; spesso addirittura se ne evoca la cancellazione o comunque una loro limitazione, come se un paese moderno potesse funzionare in loro assenza o non avendo in esse – correttamente dimensionate e “posizionate” – uno snodo essenziale e insostituibile. In realtà, esiste una palese correlazione diretta tra livello di sviluppo di una nazione e qualità delle sue amministrazioni pubbliche.
  • È una correlazione che si può osservare da due punti di vista distinti e complementari. In primo luogo, amministrazioni pubbliche moderne rendono un paese competitivo e attrattivo dal punto di vista socio- economico.
  • Non è un mistero che uno dei principali limiti dell’Italia è la sua scarsa attrattività che è in buona misura dovuta ad amministrazioni pubbliche lente e “opache”, troppe volte viste come lontane e “nemiche”. In secondo luogo, non può esserci piena democrazia e trasparenza in assenza di processi partecipativi attraverso i quali tutti i cittadini siano messi in grado di contribuire al controllo e allo sviluppo delle istituzioni e delle regole attraverso le quali esse svolgono il loro compito a servizio della collettività.
  • Questi processi possono attuarsi solo in presenza di amministrazioni pubbliche aperte, trasparenti ed efficienti. Tanti sono gli snodi e gli aspetti sui quali intervenire per ammodernare le amministrazioni pubbliche del paese.
  • Indubbiamente, questo processo di ammodernamento può e deve avvantaggiarsi da un utilizzo intelligente e diffuso delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni (ICT).
  • Esse infatti permettono di cambiare e innovare i processi attraverso i quali le amministrazioni operano e si relazionano con gli altri attori – pubblici e privati – presenti nella nostra società.
  • Ciò permette da un lato di abilitare e promuovere lo sviluppo di servizi utili ai cittadini e al territorio e, dall’altro, di garantire garantire trasparenza degli atti pubblici e dei meccanismi di funzionamento delle diverse strutture amministrative del paese.
  • Per perseguire questi scopi è necessario definire una strategia di utilizzo e valorizzazione dell’ICT a sua volta moderna ed efficiente, che sappia cogliere e sfruttare le enormi potenzialità offerte da questi strumenti tecnologici.
  • A questo proposito, da tempo si chiede che le amministrazioni del paese distribuiscano e diffondano le proprie informazioni secondo il paradigma dei dati aperti (“open data”).
  • Con l’espressione “dati aperti” si intende qualificare un insieme di informazioni reso disponibile al pubblico secondo formati aperti e liberi da vincoli che ne limitino l’utilizzo, così come ben recita la definizione di questo concetto presente su Wikipedia:
I dati aperti, comunemente chiamati con il termine inglese open data anche nel contesto italiano, sono alcune tipologie di dati liberamente accessibili a tutti, privi di brevetti o altre forme di controllo che ne limitino la riproduzione e le cui restrizioni di copyright eventualmente si limitano ad obbligare di citare la fonte o al rilascio delle modifiche allo stesso modo.
  • Indubbiamente, l’utilizzo di open data costituisce una valida leva attraverso la quale perseguire quel processo di ammodernamento del paese da tanti evocato.
  • Ma troppo spesso, purtroppo, si esagerano e mitizzano i possibili benefici derivanti dall’adozione diffusa di open data e, ancora più grave, si ignorano tutti gli altri passaggi cruciali necessari per garantire il raggiungimento di obiettivi così importanti per lo sviluppo del nostro paese.

2. Open data: miti e realtà

  • Per comprendere appieno le potenzialità e i limiti degli open data è necessario indicare quali sono a) i bisogni delle amministrazioni pubbliche e b) le caratteristiche intrinseche, tecnologiche e funzionali degli stessi open data.
  • È solo grazie a questa analisi che diviene possibile da un lato posizionare correttamente l’utilizzo degli open data all’interno della strategia di una amministrazione pubblica e, dall’altro, evidenziare le aree di intervento (e le relative soluzioni) che non possono essere indirizzate attraverso il solo utilizzo di open data.
  • Quali sono, quindi, i bisogni di una amministrazione pubblica che voglia essere, come evocato nell’incipit di questo articolo, “aperta, trasparente ed efficiente”? Essi possono essere sintetizzati in due “semplici” punti:
    • 1. Fornire informazioni tempestive, puntuali e accurate sul funzionamento dell’amministrazione o comunque relative a domini da essa direttamente o indirettamente gestiti. Per esempio, informazioni sul proprio bilancio o sulle strutture assistenziali presenti sul territorio.
    • 2. In base ai propri compiti istituzionali, fornire servizi efficienti che semplifichino e facilitino la vita dei cittadini, delle imprese e delle strutture sociali comunque presenti sul territorio, delle altre amministrazioni pubbliche con le quali è chiamata ad interagire.
  • Da un punto di vista delle tecnologie ICT, ciò si traduce – almeno in primissima approssimazione – in tre requisiti molto specifici e puntuali:
    • Deve essere possibile trasferire informazioni dalla amministrazione pubblica verso i propri interlocutori.
    • Deve essere possibile per gli interlocutori di una amministrazione pubblica richiedere direttamente l’attivazione di servizi (informatici) offerti dall’amministrazione stessa (per esempio, l’espletamento di una pratica o la concessione di una licenza).
    • Deve essere possibile far interagire direttamente i sistemi informatici dell’amministrazione e dei soggetti intitolati ad interloquire con essa (per esempio, far colloquiare direttamente i sistemi informatici di comuni, ISTAT e Agenzia delle Entrate).
  • Troppo spesso le amministrazioni sono carenti e inadempienti su tutti questi fronti.
  • A questa carenza spesso si risponde richiedendo, per l’appunto, la messa a disposizione di open data.
  • L’assunto è che, avendo messo a disposizione queste informazioni, diventi possibile effettuare sia un controllo diretto delle attività dell’amministrazione, sia realizzare in modo autonomo quei servizi che l’amministrazione stessa non è in grado di garantire.
  • Questa posizione presenta, proprio in questo secondo risvolto, un elemento di forte criticità. Infatti, per poter realizzare servizi realmente efficaci serve una reale interoperabilità tra sistemi informatici, funzionalità che non è possibile ottenere utilizzando solo open data. Perché?
    • 1. Gli open data sono il risultato di processi di pubblicazione che estraggono copie di informazioni dai sistemi informatici originari, mettendole a disposizione del pubblico attraverso formati aperti. Sono quindi tendenzialmente degli “snapshot” (delle fotografie periodiche) dello stato di un sistema. Se è vero che è possibile generare questi snapshot “molto spesso”, è altrettanto vero che questo approccio ben si presta per rendere disponibili dati sostanzialmente statici o che variano lentamente nel corso del tempo. Ma è un approccio inefficiente e inadatto a fornire informazioni in tempo “quasi” reale per applicazioni e servizi che richiedono di conoscere lo stato di un certo sistema o servizio (si pensi al caso dell’infomobilità). Inoltre, non ha senso generare continuamente snapshot, magari di dimensioni non piccole, anche quando nessuno in quel momento ha necessità di accedervi.
    • 2. Ancor più importante, la creazione di snapshot è utile per rendere disponibili “all’esterno” informazioni che risiedono all’interno di un sistema informativo di un ente (per esempio, un comune o una municipalizzata). Ma questo è un processo unidirezionale che trasferisce informazioni dal gestore verso il potenziale utilizzatore. Non è assolutamente – strutturalmente – in grado di supportare interazioni bidirezionali e transattive come quelle che sono necessarie, per esempio, per prenotare un servizio di trasporto, una volta presa visione del suo stato di funzionamento.

3. Quali interventi, quindi?

  • Per ovviare a questi problemi, è vitale che ogni amministrazione si apra secondo regole e modalità articolate e complementari, e non solo fornendo open data. In questo senso, tre sono i livelli secondo i quali tale apertura deve concretizzarsi:
    • 1. Open data. Come detto, sono estrazioni più o meno frequenti di informazioni che possono essere utilizzate per scopi di trasparenza e accountability o nello sviluppo di applicazioni che richiedono dati sostanzialmente statici.
    • 2. Open services: sono “bocchettoni di accesso” ai sistemi informatici dell’amministrazione resi disponibili su Internet per abilitare la comunicazione diretta tra i software dell’amministrazione e dei soggetti pubblici e privati abilitati ad interagire con essa (tecnicamente, sono web services o tecnologie di interoperabilità equivalenti).
    • 3. Web app: sono applicazioni offerte direttamente al pubblico attraverso il web dall’amministrazione. Si tratta di strumenti complementari che rispondono a bisogni differenziati. In particolare, gli open services non possono essere sostituiti dagli open data che non permettono una reale e piena interazione informatica tra i soggetti interessati. I servizi evoluti nascono quando diversi soggetti pubblici e privati riescono ad interoperare, come avviene, per esempio, quando si vuole fornire un servizio di infomobilità integrato (il caso di InforBlu per Expo è in questo senso alquanto significativo http://e015.infoblutraffic.com).

Un commento finale

  • L’utilizzo intelligente e diffuso delle tecnologie ICT è vitale per sostenere lo sforzo di ammodernamento delle amministrazioni pubbliche e del Paese nel suo complesso.
  • È essenziale che esse siano utilizzate in modo intelligente e mirato, valorizzando tutte le potenzialità che esse offrono. In questo senso, mettere a disposizione open data è certamente una opportunità che non può essere sottovalutata né tanto meno ignorata.
  • Ma gli open data non soddisfano né esauriscono l’insieme dei bisogni e delle azioni che conseguentemente devono essere previste per realizzare una profonda e diffusa innovazione digitale delle amministrazioni del Paese.
  • È necessario costruire un portfolio di strategie di intervento e relative tecnologie (così come discusso in precedenza) che sappia cogliere tutti gli aspetti del problema.
  • Per questo è necessario andare “oltre gli open data”, non per negarne la validità e l’utilità, ma per valorizzare in modo compiuto e organico l’intero spettro di possibilità offerte dalle moderne tecnologie dell’informatica e delle telecomunicazioni.
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