A cura di Giorgio Giunchi Joy Marino Stefano Trumpy
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Presentazione 04 Giugno 2014 Roma Camera dei Deputati

La percezione politica dell’Internet [XVII Legislatura]

6 domande sulla e-democracy

  • Nell’affrontare il tema di questa sezione abbiamo deciso, non senza riflessione e dubbio, di concentrare la corrispondenza agli aggruppamenti che bloccano o sbloccano le opzioni del processo politico: Centro Destra - Centro Sinistra – MoVimento 5 Stelle: una rappresentazione granulare dei soggetti parlamentari ed extraparlamentari avrebbe richiesto non una appendice ma un intero Quaderno dedicato.
  • In presenza di un panorama di relazioni politiche endemicamente disallineate, abbiamo sottoposto agli interlocutori una medesima griglia di riflessione: a favore del lettore e della sua facoltà di confronto.
  • Ringraziamo in tutta franchezza e per nulla diplomaticamente Vittorio Bertola, Gianroberto Casaleggio, Rosa Maria Di Giorgi, Antonio Palmieri, di aver corrisposto al punto di metodo, e li attendiamo alla presentazione del VII Quaderno dell’Internet italiano!

Giorgio Giunchi, Joy Marino, Stefano Trumpy

#1

  • Mezzo secolo fa, in uno dei testi base dell’internet [1], ben conosciuto dai tecnologi, Paul A. Baran così schematizzava la evoluzione di una interconnessione di reti indiscriminata per accessi e contenuti.

  • È plasticamente autoevidente che il modello distribuito di relazioni comunicative può disallinearsi e confliggere con i modelli politici centralizzati e decentralizzati [moltiplicazione/ divisione dei poteri, centralismo/federalismo, ecc.] di relazioni sociali ed istituzionali.
  • Le chiediamo, sulla base della sua esperienza, una riflessione sulle dinamiche reali e potenziali di tali disallineamenti e conflitti.

[1] P. Baran, “On Distributed Communications Networks”, IEEE Trans. Comm. Systems, March 1964

#1 Antonio Palmieri [FI]

  • La prima impressione è quella di un caos difficilmente governabile.
  • Eppure anche in un contesto inedito come questo che stiamo vivendo credo che ci stiamo avviando verso una convivenza di questi tre modelli, centralizzato, decentralizzato, distribuito, a seconda dei contesti comunicativi e delle necessità del momento.
  • Ognuno di noi, nella propria vita, sperimenta situazioni di un tipo o dell’altro e passa con disinvoltura da un contesto (comunicativo e non) all’altro senza particolari conflitti o problemi.
  • Questo sul piano personale. Su quello istituzionale e del funzionamento delle amministrazioni, credo possa avvenire lo stesso.
  • Ovviamente serve però un ordine interno alle istituzioni, singolarmente intese e tra loro, che metta il cittadino in condizione di non “diventare matto” perdendosi tra i tre modelli di relazione comunicativa.

#1 Rosa Maria Di Giorgi (PD)

  • Il modello distribuito delle relazioni comunicative diviene per qualunque istituzione o pubblica amministrazione motivo di complessità, qualsiasi sia l’assetto istituzionale prescelto, ma anche fonte di opportunità.
  • L’enorme quantità di informazioni che la pubblica amministrazione, intesa in senso lato, e quindi anche le assemblee elettive, si trova a gestire, complica molto la sua attività ma offre anche molte opportunità.
  • Alcuni autori (Alberto Cottica, Wikicrazia, Officine Navarra editore, 230 pp., 2010) parlano di wikicrazia, intesa cioè come possibilità di usare l’intelligenza della rete in forma collaborativa, wiki appunto, per accrescere (un po’ come la potenza di calcolo di più pc) la capacità decisionale e di governo dei vari fenomeni, oltre che naturalmente per accrescere la condivisione di certe scelte.

#1 Vittorio Bertola e Gianroberto Casaleggio (M5S)

  • Internet è un grande strumento di redistribuzione di ogni genere di potere.
  • La sua natura orizzontale, resiliente, globale e intrinsecamente competitiva facilita l’eliminazione di ogni posizione di vantaggio che non sia sostenuta da una superiorità effettiva o da un potere in grado di imporne l’esistenza; questo accade nella tecnologia, accade nell’impresa e accade infine, per quanto ancora parzialmente, anche nella politica.
  • Internet mette in comunicazione le persone e permette loro di informarsi, organizzarsi ed agire aggirando i tradizionali punti di controllo della società.
  • Nella politica, specialmente in Italia, l’effetto di Internet è ancora limitato, perché relativamente limitata è la quantità di persone connesse e dotate degli strumenti culturali per attivare questo effetto; vi sono inoltre strutture di potere ben radicate nel mondo offline e pronte a difendere posizioni di forza già consolidate.
  • Anche in questa condizione, già oggi Internet ha radicalmente cambiato la politica, in Italia e altrove.
  • Senza rete sarebbe stato impensabile che un nuovo partito potesse nascere e diventare in quattro anni il primo alle elezioni politiche nonostante l’ostilità di tutte le tradizionali strutture di potere sociale.

#2

  • Nel corrente passaggio [nella corrente transizione], per molti motivi, è semantica di largo uso la “democrazia aggettivata”: rappresentativa, diretta, liquida... che idea si è fatta?

#2 Antonio Palmieri [FI]

  • Poiché viviamo un’epoca di cambiamenti senza precedenti per velocità, intensità e profondità, cambiamenti che incidono anche sulla antropologia, sui costumi e sulle culture, abbiamo bisogno di parole nuove per raccontare quello che sta succedendo.
  • È sempre stato così, in qualsiasi epoca, come testimoniano le opere dei filosofi e degli studiosi di tutti i tempi. Rispetto al passato, è cresciuto in modo sensibile il numero dei destinatari e l’amplificazione che i media, vecchi e nuovi, danno alla visibilità dei nuovi concetti.
  • In questo contesto, aggettivare il concetto di democrazia è funzionale al tentativo di descrivere il mondo nuovo nel quale stiamo vivendo.
  • Una volta, vale a dire solo pochi decenni fa, era tutto molto più semplice, perché era più “semplice” il mondo nel quale si viveva, compreso la vita delle democrazie.
  • Oggi, l’evolversi degli strumenti di comunicazione e le straordinarie opportunità offerte da Internet in termini di possibile partecipazione diretta, di controllo e di interazione tra cittadini e istituzioni danno al concetto di democrazia un insieme di possibili declinazioni inedite, che le nuove aggettivazioni cercano di rappresentare in forma sintetica.

#2 Rosa Maria Di Giorgi (PD)

  • Da sempre la democrazia è stata “aggettivata”.
  • Oggi è liquida pochi anni fa con l’avvento dei Movimenti era partecipativa.
  • Secondo me la democrazia deve rimanere rappresentativa ma, ad esempio con l’uso dei nuovi media, si può cercare di contribuire a stabilire una forma più “diretta” di democrazia rappresentativa.
  • Già nel 2008 il World e-parliament report (oggi disponibile anche la versione del 2012 su http://www. ictparliament.org/) teorizzava che un parlamento grazie all’adozione dell’ICTs divenga più aperto trasparente e affidabile.
  • Si avrebbe un e-parliament, cioè un’organizzazione efficiente nell’ambito della quale i diversi stakeholders utilizzano le tecnologie della comunicazione e dell’informazione, per realizzare in modo migliore e più efficacemente le loro primarie funzioni legislative, rappresentative e di controllo.

#2 Vittorio Bertola e Gianroberto Casaleggio (M5S)

  • Internet è anche un abilitatore di forme di democrazia conosciute da millenni, ma finora impossibili da realizzare per via della “banda stretta” e dell’unidirezionalità dei sistemi di telecomunicazione precedenti alla rete, ossia per l’impossibilità di scambiare una quantità di informazioni sufficiente a far funzionare il meccanismo.
  • La democrazia partecipativa è un modello di intervento diretto dei cittadini per influenzare l’esito di specifici processi di democrazia rappresentativa su un tema specifico.
  • Essa deriva dalle grandi battaglie sociali di fine Ottocento e prende piede nel secondo dopoguerra, con la nascita delle grandi organizzazioni non governative e delle campagne di azione dal basso. Internet la porta a un nuovo livello, dando una chance anche a piccoli gruppi non strutturati, e persino ai singoli, di dare il via a “valanghe di rete” che provocano una pressione pubblica sufficiente a far cambiare orientamento all’amministrazione pubblica; tra gli intermediari il cui ruolo è stato aggredito dalla rete vi sono appunto le stesse ONG.
  • Su Internet, la democrazia partecipativa include forme di democrazia diretta, offrendo a tutti i cittadini la possibilità di deliberare su questioni relative alla gestione del bene comune. Se fino a pochi anni fa la democrazia diretta era uno strumento riservato essenzialmente a qualche piccola comunità alternativa, Internet ha reso possibile la sua realizzazione su larga scala.
  • Essa viene comunque associata al principio di abolizione del quorum, che garantisce di poter deliberare anche a fronte di una partecipazione effettiva molto ridotta e più vicina dunque al concetto originario della democrazia partecipativa.
  • Il MoVimento 5 Stelle utilizza la rete come strumento decisionale e organizzativo e le riconosce la sovranità sul Movimento stesso, ma, a differenza dei Partiti Pirata del Nord Europa, nasce e si sviluppa come partito generalista, puntando a una partecipazione di massa sui grandi temi della politica.
  • Il modello politico del MoVimento 5 Stelle è basato sulla democrazia partecipativa, utilizzando la rete come canale continuo di informazione, organizzazione e dialogo con gli elettori, e in alcuni casi come canale deliberativo vincolante. Le scelte quotidiane vengono affidate alla discussione e all’azione sul territorio di gruppi auto-organizzati, riconosciuti tramite un meccanismo di affiliazione, adottando Internet anche come modello organizzativo.
  • In particolare, il MoVimento 5 Stelle ha iniziato negli ultimi mesi a pubblicare online le proposte di legge che intende presentare, richiedendo ai cittadini commenti e suggerimenti che vengono esaminati e, se ritenuti validi, recepiti prima della presentazione formale del testo in Parlamento; nel nostro programma vi è l’impegno a rendere una simile procedura di commento pubblico obbligatoria per tutte le proposte di legge.
  • Sui punti più controversi e fondamentali, comunque, il MoVimento 5 Stelle tiene una vera e propria votazione tra tutti i cittadini identificati e registrati online.
  • In questo modo, il MoVimento 5 Stelle supera i limiti della democrazia rappresentativa, che è ormai inadatta a sostenere la complessità, la velocità di cambiamento e l’aspettativa di trasparenza e partecipazione della nostra società.
  • La democrazia rappresentativa è inoltre spesso portata a rispondere non al pubblico interesse, ma a gruppi di potere che controllano i teorici rappresentanti dei cittadini: e questo non è più accettabile.

#3

  • Vediamo di scendere un po’ nel “particulare”.
  • Particolarmente, appunto, nel nostro Paese esiste un gap profondo tra chi è in Rete e chi no.
  • La attenzione d’ iniziativa per colmare questo gap è prevalentemente focalizzata nella direzione di incrementare l’offerta di accesso alla Rete: e cronicamente con moto sussultorio da qualche tempo si progetta di favorire l’ allargamento della banda larga alle utenze constituencies professionali territoriali elettorali ecc.
  • In realtà, andando a leggere le statistiche internazionali e nazionali (ISTAT, Assinform) appare che il gap è molto più di tipo culturale e motivazionale che tecnologico o economico: rispetto ai benchmark europei siamo di alcune unità % sotto la media a livello delle reti di accesso in banda larga, ma di 30-40 punti al di sotto per quanto riguarda la fruizione - commercio elettronico, uso della Rete con la PA.
  • Per questo ultimo aspetto, in particolare, si segnalano ritardi persino imbarazzanti nello accodarsi [non diciamo nell’essere lungimiranti] al processo di standardizzazione internazionale IPv6, e si riscontra pari imbarazzante latenza delle reti istituzionali nel luogo strutturalmente cruciale degli Internet Exchange Point.
  • Se si considera poi la disattenzione politica nei confronti della rete della ricerca italiana GARR, che gode da quasi tre decenni di report e fama internazionali ben meritati di “stato dell’arte” locale, si rimane senza parole...
  • Ma qualche parola bisogna pur dirla: un commento, grazie!

#3 Antonio Palmieri [FI]

  • Da anni affermo che il principale divide italiano sia quello culturale, a partire da quello della classe dirigente del nostro Paese.
  • La politica in primo luogo, ovviamente e lo dico con un pizzico di ironia, perché è l’origine di tutti i mali che affliggono la nostra Italia.
  • Però anche la classe dirigente imprenditoriale e quella che guida i media scontano un ritardo nel capire l’importanza che lo sviluppo dell’internet riveste non per il futuro ma per il presente italiano.
  • Questo triplice divide culturale genera una serie di ritardi e di disattenzioni come quelli lamentati nella domanda.
  • Qualcosa si sta muovendo in questi ultimi anni ma c’è ancora molto da fare.
  • Basti pensare, per esempio, che normalmente internet fa notizia sui media tradizionali per fatti negativi o eclatanti, tipo la quotazione in borsa di twitter o facebook, ma la “normalità” di una presenza importante per lo sviluppo sociale ed economico del Paese stenta ad attirare l’attenzione dell’informazione.
  • Un vero peccato, perché questo aiuterebbe indubbiamente a ridurre il divario digitale culturale.

#3 Rosa Maria Di Giorgi (PD)

  • Sul problema del digital divide ci sono soprattutto tre aspetti da considerare: quello tecnologico: cioè i problemi che avete rammentato relativi alla banda, alla connettività ecc., ma anche un problema che alcuni definiscono cognitivo.
  • Questo fa riferimento a una diffidenza a usare la rete per certi scopi (va bene leggere il giornale, mandare e-mail, ma se devo fare acquisti o esprimere giudizi personali ho già più remore).
  • Vi è poi un terzo problema che può essere molto rilevante se si vogliono usare le nuove tecnologie per rafforzare, ad esempio gli strumenti di e-democracy o come sempre più spesso oggi si suole dire i media civici.
  • Il problema è quello del presupposto da cui si parte per interagire in rete e cioè quello di dovere usare la scrittura (che si usino blog, forum ecc. bisogna scrivere e questo, specie per alcuni, può essere un problema).
  • Vi è poi chi dice che di solito chi partecipa on-line è anche un cittadino che parteciperebbe off-line; e allora il ricorso alle nuove tecnologie per aumentare la partecipazione dei cittadini alla vita politica rischia di emarginare chi già vi partecipava poco.

#3 Vittorio Bertola e Gianroberto Casaleggio (M5S)

  • L’arretratezza della società italiana nella diffusione di Internet è evidente ed è uno dei fattori più importanti nella sua crisi economica, sociale, politica e democratica.
  • Il MoVimento 5 Stelle fin dall’inizio ha adottato la connettività e lo slogan “wi-fi libero e gratuito” come uno dei punti simbolici del proprio programma.
  • Senza un accesso libero e diffuso alla rete le persone non possono informarsi correttamente – non a caso il nostro Paese figura nelle retrovie di tutte le classifiche mondiali sulla libertà di stampa – e non possono aggiornarsi, crescere, innovare, rinnovare la società e l’economia italiana.
  • Nel proprio programma, il MoVimento 5 Stelle include numerosi punti su questa materia: la copertura nazionale dell’ADSL, la rinazionalizzazione della dorsale telefonica, la diffusione del Wi-Max.
  • Recentemente, il MoVimento 5 Stelle ha messo in discussione online tra i cittadini una proposta di legge costituzionale per inserire il diritto di accesso alla rete in Costituzione, sulla scia della proposta di Rodotà di qualche anno fa.
  • Tuttavia, è chiaro che il problema non è soltanto l’accesso alla rete, ma è anche l’educazione degli italiani a un uso consapevole e moderno della rete stessa.
  • Proprio le attività in rete del MoVimento 5 Stelle hanno rappresentato per molti italiani in questi anni un incentivo ad imparare a usare Internet, ad abituarsi non solo a leggere un blog ma a partecipare a un dibattito continuo, e persino a forme di deliberazione online.
  • Gli stessi fondi che permettono al MoVimento 5 Stelle di vivere (avendo rifiutato i finanziamenti pubblici) sono in buona parte raccolti tramite donazioni e vendite online.
  • Nel programma del MoVimento 5 Stelle si parla in particolare di “cittadinanza digitale per nascita”, ovvero di un profilo digitale e pubblico del cittadino tramite cui si possa svolgere ogni forma di dialogo con la pubblica amministrazione, digitalizzandone ogni aspetto; e a questo scopo crediamo anche nell’adozione generalizzata del software libero nella pubblica amministrazione.

#4

  • Molto ma molto tempo fa il responsabile della Commissione Informatica della Direzione di un partito di massa italiano [quando i partiti italiani avevano queste commissioni di studio e proposta..] scriveva:
  • ...l’informazione è una merce che, al pari di altre merci, può essere prodotta, trasportata, custodita, combinata con altre merci e semilavorati, ed infine consumata; con la fondamentale differenza, rispetto ad altre merci o manufatti (che nel ciclo del consumo normalmente vengono distrutte, producendo valore aggiunto e scorie), di “non consumarsi” nell’impiego, anzi di caricarsi di “valore aggiunto” in ogni fase del suo trattamento [...]
  • Per rendere efficace l’utilizzo dell’informatica nella Pubblica Amministrazione occorre cambiare l’organizzazione del lavoro; non si può pensare di rendere “efficiente” con l’informatica la burocrazia esistente, senza trasformarla e renderla più “democratica”, veramente al servizio dei cittadini ...” [Giovanni Battista Gerace]
  • Come si possa far politica senza una commissione di livello impeccabile [ciò è a dire di livello Parlamentare] che si documenti e confronti con le fonti accreditate di competenza sull’intreccio ben strategico risorse~innovazione [e con ciò stesso sulle reti dell’innovazione], rimane un mistero.
  • Ci vogliamo dare una mossa? Finalmente? Buoni ultimi?
  • Dobbiamo ricordare a noi stessi, ancora una volta, la eco politica in Gran Bretagna a capo dell’Ottocento dei lavori fondamentali sul macchinismo di Andrew Ure e del visionario architetto della macchina analitica, il primo computer moderno - Charles Babbage?
  • La eco politica Stati Uniti a capo del Novecento agli studi di Winslow Taylor ed Henry Ford su una schedulata organizzazione scientifica del lavoro?
  • Citare ancora una volta la risoluzione di sistema della rivoluzione telematica nel Libro Bianco Gore-Clinton [1988]?
  • Vogliamo guardarci un po’ in giro a studiare veramente a fondo il contributo geopolitico della ingegnerizzazione informatico telematica - in termini anticiclici ma pure in termini di sviluppo a due cifre – tanto da rimettere in circolo visioni di un governo politecnico della crisi e della economia?

#4 Antonio Palmieri [FI]

  • Nel lontano 2005 io presentai una proposta di legge per istituire la commissione bicamerale dell’innovazione, analogamente a quelle esistenti (Antimafia, Infanzia) proprio con l’intenzione che essa servisse a riflettere e a proporre a governo e parlamento le migliori soluzioni innovative per il Paese e per le istituzioni.
  • Ho rilanciato questa idea nel 2011 nella proposta di legge sulla agenda digitale dell’allora Popolo della Libertà.
  • Entrambe le volte non ho avuto “fortuna”.
  • In questa legislatura ho sottoscritto e diffuso la proposta elaborata dai neo colleghi Coppola e Quintarelli, per istituire una quindicesima commissione permanente dedicata all’innovazione.
  • Non sono ottimista neppure questa volta, ma è importante continuare a fare pressione. Al tempo stesso, rilevo che la maggior parte delle norme sono già state scritte sulla carta in questi ultimi anni.
  • Rischiano di rimanere, appunto, sulla carta, perché mancano 35 decreti attuativi delle norme approvate dalla nostra “strana” maggioranza durante il governo Monti.
  • Questo, come insisto a dire da mesi, è il primo punto da cui partire, assieme a quelli indicati da Francesco Caio.
  • Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi…

#4 Rosa Maria Di Giorgi (PD)

  • In Italia dagli anni Novanta molto si è fatto a livello legislativo per rendere più razionale la pubblica amministrazione, anche al fine di poter usare le nuove tecnologie per potenziare tali riforme.
  • Il Codice dell’amministrazione digitale ha segnato una tappa importante nel compimento di questo disegno iniziato negli anni Novanta.
  • Ma alcune resistenze più di tipo culturale che normativo hanno fatto sì che non tutto vada come potrebbe.
  • Altra domanda è se le politiche pubbliche fatte in rete si scontrino con la burocrazia, intesa come apparato che legittimamente deve usare una certa procedura nel suo agire istituzionale.
  • Ma in realtà non esiste un conflitto tra opportunità offerte da internet e organizzazione burocratica degli uffici amministrativi ma semmai integrazione, in quanto la rete aiuta la burocrazia, l’istituzione a orientarsi in un flusso informativo ormai continuo.

#4 Vittorio Bertola e Gianroberto Casaleggio (M5S)

  • Certamente il Parlamento, anche per carenza culturale, ha dedicato a Internet in questi vent’anni una attenzione scarsa e morbosa, concentrata esclusivamente su tentativi di mettere sotto controllo gli aspetti della rete che costituiscono una minaccia per le concentrazioni di potere e le posizioni di vantaggio.
  • Una commissione parlamentare potrebbe essere uno spazio interessante per cambiare approccio, ma difficilmente il cambiamento potrà avvenire senza un radicale svecchiamento della classe politica italiana e senza la rimozione delle suddette concentrazioni di potere nemiche della rete.

#5

  • [...] L’estrema conclusione a cui si giunge è che, come oggi la risorsa più importante è l’energia, domani la risorsa più importante sarà l’informazione.
  • Anche se possiamo valutare con qualche scetticismo (ma non troppo) certe previsioni o almeno la loro piena realizzazione nel breve periodo, dobbiamo tener conto che gli sviluppi dell’uso dell’informatica si muoveranno nel futuro in questa direzione.
  • Sembra perciò utile richiamare l’attenzione sulla dimensione che assumeranno in questo contesto i problemi del controllo dell’informazione, dei dati in particolare e dell’impiego dell’informatica in generale
  • [...] Mentre dell’informazione individuale va protetta la privatezza, dell’informazione statistica va garantita l’accessibilità e la diffusione [...]” [Giovanni Battista Gerace]
  • Una logica complessiva, finalmente, che raccordi con finezza riserva sui dati riservati e pubblicità dei dati pubblici.
  • Anche in relazione a correnti dispute sull’informazione incapsulata, e connesso spionaggio elettronico [non solo ma anche d’ agenzia politica] e disvelamento [casi Assange, Snowden...], quali sono le sue considerazioni?

#5 Antonio Palmieri [FI]

  • La tecnologia oggi consente di disporre di una serie di dati generali e relativi alla vita delle singole persone e di poterli processare con una velocità e accuratezza senza precedenti.
  • Ciò pone nuovi problemi ai legislatori nazionali e sovranazionali. Ritengo si debba agire in due direzioni, una macro e una, per così dire, micro.
  • La prima è quella, facendo tesoro di quanto successo in questi ultimi anni, di predisporre norme e procedure condivise a livello globale, almeno tra Unione Europea e Paesi americani, Stati Uniti in testa ovviamente, di protocolli e di accordi che vietino il ripetersi di episodi di spionaggio planetario.
  • La seconda consiste in un’opera educativa tesa a fare in modo che ciascuno sia consapevole di cosa significa parlare di sé online, postare foto o commenti, mettere dati personali come numero di telefono, email e simili.
  • Anche questo secondo aspetto ha una sua decisiva importanza, a mio avviso.
  • È importante essere consci di quanto di noi consegniamo a tutti attraverso la Rete.

#5 Rosa Maria Di Giorgi (PD)

  • I dati della pubblica amministrazione, le informazioni che produce dovranno essere sempre più disponibili in rete nella forma più disaggregata possibile e in formati elaborabili dai computer.
  • A tal fine il potenziamento e l’offerta di data set di open data pubblici aumenterà la trasparenza sull’azione delle amministrazioni pubbliche (per alcuni blogger ormai “pubblico” significa “accessibile via web”, anche perché se non sono resi disponibili i dati ufficiali in possesso delle autorità che li detengono spesso si possono trovare in rete dati artefatti o poco attendibili).
  • Ma le vicende relative ai big data e alla “sorveglianza digitale” esercitata da alcuni paesi sugli altri devono indurre alcune riflessioni. Il 9 dicembre scorso otto grandi aziende tecnologiche hanno chiesto ad Obama, in una lettera aperta di riformare il sistema di sorveglianza di Washington accusato di violare la libertà e i diritti dei cittadini.
  • Secondo alcuni (Evgeny Morozov) così come le campagne del movimento ambientalista hanno indotto molti consumatori a fare scelte di acquisto “etico” per il rispetto del pianeta così anche nel settore della condivisione delle informazioni dovremmo avviare una riflessione sui disastri che può comportare il nostro “consumismo informativo”.
  • Dovremmo quindi avviare, anche in questo settore, un movimento di pensiero che sensibilizzi l’opinione pubblica su come usare i nostri dati e su come proteggere la nostra privacy così come negli anni Settanta si iniziò a sollevare il problema dei danni ambientali e dello sviluppo sostenibile che oggi è nell’agenda dei vari governi.
  • È giusto dire come fanno alcuni (ad esempio Jeff Jarvis) che gli informatici e i gestori di dati sono quello che erano un tempo i fisici nucleari, cioè esperti di una tecnologia che come l’atomo può essere usata a fini positivi ma anche negativi.
  • Gli informatici dovranno decidere che limite porre alle loro azioni avendo tuttavia sempre come faro il presupposto di non nuocere agli utenti della rete.

#5 Vittorio Bertola e Gianroberto Casaleggio (M5S)

  • Lo scorso novembre, un gruppo di parlamentari del MoVimento 5 Stelle si è recato a Londra per incontrare Julian Assange.
  • Abbiamo deciso di incontrare Assange perché con lui condividiamo le battaglie per la trasparenza dell’informazione, per la libera circolazione delle notizie e per la libertà di stampa, diritti che aumentano il livello di consapevolezza dei cittadini.
  • Uomini come lui sono necessari per costruire un nuovo mondo che abbia alla base la libertà dell’informazione.
  • Del resto, una delle attività del MoVimento 5 Stelle più apprezzate dai cittadini è quella di inserire nelle istituzioni persone che osservano cosa accade, accedono alle informazioni riservate e le fanno conoscere all’esterno.
  • Grazie a noi sono emersi scandali e problemi che l’opinione pubblica non conosceva.
  • D’altra parte, la privacy dei dati personali dei cittadini è fondamentale e lo spionaggio generalizzato non è accettabile!

#6

  • Con gratitudine per la disponibilità: ultima suggestione [ancor più datata, ma in qualche modo forse ancor persistente], ultimo commento.
  • È un errore il credere che vi siano continue rivoluzioni. La rivoluzione è una, che dura, dalla fine del secolo XV in poi. Il motore, Lutero: il suo grande ministro, Guttenberg.” [Ferdinando Martini]
  • Cosa Le fa venire in mente?

#6 Antonio Palmieri [FI]

  • “Tutto scorre”, avrebbe detto Eraclito e mai ciò è vero come per l’epoca che stiamo vivendo.
  • Una epoca difficile, come lo sono state tutte da quando l’uomo è apparso sulla terra ma straordinaria per la velocità e la profondità del cambiamento.
  • La mia generazione (sono del 1961) ha poi avuto l’enorme privilegio di vivere anche il periodo precedente, l’inizio della rivoluzione mediatica e digitale e questo è davvero un grande privilegio e, per ciascuno di noi, dove si trova e per la responsabilità che ricopre, di dare il proprio contributo per dare un volto umano e positivo al cambiamento.

#6 Rosa Maria Di Giorgi (PD)

  • L’ultima domanda mi fa venire in mente che negli ultimi mesi stiamo assistendo alla nascita di movimenti di protesta “rivoluzionari” in quanto accomunati da una parola che viene ripetuta in contesti e luoghi diversi.
  • Questa parola è dignità e risuona nelle piazze di tutto il mondo, dagli indignados, ai movimenti di protesta turchi o ucraini, tutti uniti da una richiesta comune seppure nascenti da situazioni e contesti diversi e cioè quella di un rispetto della dignità delle persone.
  • Come è possibile che tali movimenti ai quali possiamo aggiungere le primavere arabe ma anche i movimenti sudamericani che richiedono più opportunità nell’accesso alla scuola (in Cile) o più equità nella redistribuzione delle risorse (come accade in paesi emergenti come il Brasile) siano legati da valori comuni?
  • La risposta l’ha data forse Manuel Castells che parla di società contemporanee che non sono mai state così educate e informate ma soprattutto “collegate” tra di loro.

#6 Vittorio Bertola e Gianroberto Casaleggio (M5S)

  • La discussione intellettuale è interessante, ma i cittadini del MoVimento 5 Stelle sono impegnati a cambiare il mondo ogni giorno, nel grande e nel piccolo delle istituzioni e delle piazze italiane.
  • Non sappiamo se questa sia una rivoluzione improvvisa o una parte di una evoluzione secolare, ma la facciamo con piacere.
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